Bitto Dop: otto produttori rinviati a giudizio per contraffazione

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Bitto Dop – foto Think Milk be Smart©

Come dice il proverbio “tutti i nodi vengono al pettine”, ed ecco che la vicenda del Bitto truffaldino, fatto alimentando le vacche con mangimi, in barba al disciplinare di produzione, si avvia verso la fase processuale, con l’invio agli indagati della comunicazione di conclusione delle indagini, avvenuto mercoledì scorso, 11 dicembre.

L’attività investigativa era stata avviata nel 2022, con l’acquisizione da parte di funzionari di Icqrf (Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agro-alimentari) e Ministero delle Politiche Agricole dei primi indizi di contraffazione. Un primo accertamento che aveva dato il “la” all’avviamento delle indagini, condotte nella fase iniziale dal pubblico ministero Stefano Latorre della Procura di Sondrio.

L’indagine venne condotta attraverso accertamenti e perizie, perquisizioni e sequestri, e poi tramite acquisizioni documentali che aveva riguardato bonifici e fatture inerenti quantitativi di mangimi non riconducibili alla produzione di Bitto Dop, già che il disciplinare di produzione di quel formaggio ne limita fortemente l’uso, trattandosi di un prodotto da latte di vacche alimentate prevalentemente al pascolo estivo.

L’attività fraudolenta avrebbe permesso ad otto allevatori di produrre quantitativi ben più elevati di formaggio, a discapito della qualità del prodotto, infrangendo il patto non scritto di lealtà tra produttore e consumatore. In sostanza, producendo un formaggio assai diverso dal Bitto Dop (di qualità molto inferiore ad esso), marchiandolo però come tale.

Rinvio a giudizio per otto produttori

Le indagini, proseguite nel 2023, e coordinate dal pm Piero Basilone, hanno coinvolto, oltre agli ispettori dell’Icqrf, anche i militari della Guardia di Finanza di Sondrio, guidati dal Comandante Provinciale, Colonnello Giuseppe Cavallaro.

La comunicazione inviata mercoledì a otto destinatari dà ad essi facoltà di presentare proprie memorie e documentazioni a discolpa e richieste motivate di supplementi d’indagine, entro venti giorni dalla notifica dell’atto. Prelude al rinvio a giudizio a cui segue l’attività processuale: una volta che il Gup (giudice dell’udienza preliminare) avrà ascoltato gli accusati, deciderà se accogliere o meno la richiesta avanzata dai magistrati.

Chi sono gli indagati

Nel dare notizia della conclusione delle indagini, la Procura di Sondrio ha diffuso i nomi degli indagati, che sono: Claudio Bertolini di Forcola (40 anni), Michele Codega di Colorina (57), Isidoro Motta di Albaredo per San Marco (49), Gabriele Pedretti di Mese (36), Maurizio Pedroncelli di Piantedo (61), Marco Scarinzi di Fusine (62), Claudio Tavasci di Prata Camportaccio (52) e  Giulio Tocalli di Berbenno di Valtellina (54).

Tutti i produttori devono rispondere dell’ipotesi di “contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti agroalimentari” (Art. 517 quater del Codice di procedura Penale), punito con la reclusione sino a due anni e la multa sino a 20mila euro. Bertolini e Scarinzi dovranno rispondere anche di “indebita percezione di erogazioni pubbliche” (Art. 316 ter del Cp), punita con la reclusione da sei mesi a tre anni.

18 dicembre 2024