
Ancora un caso di Seu (sindrome emolitico-uremica, grave e talvolta fatale in bambini, donne incinte, anziani e immunodepressi) in Trentino ha coinvolto, domenica scorsa 12 gennaio, un bambino di nove anni e la sua famiglia. Lo stesso non può essere detto degli altri soggetti chiamati in causa nella vicenda – il Caseificio Sociale di Predazzo e Moena, dove il formaggio indiziato è stato prodotto, e il Concast (Consorzio dei Caseifici Sociali Trentini) – che sono rimasti entrambi silenti a seguito di questo ennesimo grave episodio.
A parlare invece, lasciando però delle perplessità su quanto affermato, è stata l’Apss (Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari) della Provincia Autonoma di Trento, che in comunicato stampa diffuso a ridosso del ricovero del bambino (comunicato rilanciato tal quale dall’Ufficio Stampa della Provincia di Trento) ha affermato un aspetto poi rivelatosi non veritiero, su cui sarà bene riflettere.
A tale proposito, al fine di evitare ogni possibile critica o contestazione, riportiamo l’intero testo del comunicato (nel titolo e nella “fonte” il lettore troverà i link per accedere all’originale), evidenziando l’affermazione che ne condiziona credibilità e autorevolezza:
Caso di infezione intestinale di origine alimentare
Si raccomanda di non somministrare ai bambini formaggi a latte crudo (fonte APSS Trento)
È stato segnalato al Dipartimento di prevenzione di Apss un caso di infezione intestinale di origine alimentare in un bambino di 9 anni. L’indagine epidemiologica condotta per riconoscere la fonte di infezione ha evidenziato una probabile correlazione con il consumo di un formaggio prodotto a partire da latte crudo (non pastorizzato). Il lotto del formaggio interessato (Puzzone) è stato prontamente ritirato dal commercio. Si raccomanda a chi avesse acquistato nell’ultimo periodo questa tipologia di formaggio di non somministrarlo ai bambini, alle donne in gravidanza e alle persone con depressione del sistema immunitario.
Data di pubblicazione: Domenica, 12 Gennaio 2025
fonte: APSS della Provincia di Trento
Conoscendo la gravità dei precedenti – in particolare quelli occorsi nello stesso territorio non più tardi di due mesi e mezzo fa (già documentati da questo sito web) e in passato – e avendo la nostra Redazione contezza del funzionamento del sistema RASFF (Rapid Alert System for Food and Feed; tradotto in italiano: “Sistema di allarme rapido per alimenti e mangimi”) e dimestichezza con l’area dedicata ai “Richiami di prodotti alimentari” sul portale del Ministero della Salute, abbiamo subito effettuato la verifica che ogni giornalista avrebbe dovuto e potuto fare in quel frangente, senza trovare traccia di alcun nuovo richiamo caseario tra le allerta dei giorni scorsi [quelle riguardanti formaggi della Degust di Varna (BZ) sono di ieri e di oggi, quindi successive alla vicenda che stiamo narrando].
Un’attenta verifica, per scrupolo ripetuta più volte, non ha portato ad alcun risultato, se non a comprendere che la vicenda debba essere ricollegata ai precedenti tre richiami del 29 novembre (relativi a 52 lotti di Puzzone) ed eventualmente al richiamo del 26 dello stesso mese (relativo a 50 lotti di formaggio “Saporito”). Non sussistendo bonariamente altra ipotesi (lungi da noi pensare ad un nuovo richiamo fallito), la vicenda evidenzia come l’esito di almeno uno dei tre richiami suddetti abbia comportato falle peraltro prevedibili, dato l’ingente numero dei lotti coinvolti. Qualche forma o porzione quindi non fu ritirata a fine novembre dai punti vendita, nonostante i richiami? Qualche lotto in più avrebbe dovuto essere richiamato? Qualche consumatore non è stato raggiunto dagli “allerta” diramati dalla stampa nazionale e locale? A queste e ad altre domande è presto dare risposta – e su ciò indagheranno le Procure competenti – ma verosimilmente qualcosa non ha funzionato.
Sin qui si paleserebbe – il condizionale e d’obbligo, ma il dubbio rimane – una certa approssimazione da parte dell’Apss trentina nel divulgare aspetti non secondari della notizia, la qual cosa mal si combina con la necessità di trasparenza che il mercato – ovvero la società – richiede in frangenti tanto delicati come quello di cui stiamo parlando.
Due indagati per immissione sul mercato di formaggi a latte crudo troppo freschi (ad alto rischio Seu)
Ma ben più grave di ciò è quel che di certo non ha funzionato in questa vicenda – e che pochi giornali ricollegano ad essa – è il fatto che i presidenti del Concast e del Caseificio Sociale Val di Fiemme, rispettivamente Stefano Albasini e Saverio Trettel, sono stati indagati per aver immesso sul mercato formaggi a latte crudo non pronti, troppo freschi, quindi ad elevato rischio di diffusione di Seu. Un aspetto questo di una gravità assoluta, per formaggi che non dovrebbero essere immessi sul mercato prima dei 90 giorni dalla produzione, e che hanno iniziato a circolare dopo cinque-sei settimane da essa. A riferirlo sono i siti web Efa News e Dissapore, in due articoli rispettivamente del 30 e del 31 dicembre scorsi, intitolati “Stagionato… ma non troppo: Concast nella bufera” e “Il Consorzio dei Caseifici del Trentino indagato per frode in commercio”. C’è da sperare che, al di là della frode, i giudici vogliano tenere nella massima considerazione la gravità di una tale e sconsiderata condotta sul fronte della salute pubblica.
Al di là delle sanzioni che eventualmente saranno comminate ai responsabili di questa vicenda (l’attuale legge, assolutamente da riscrivere, prevede responsabilità colpose e pene assai miti), il giusto contrappasso per questi soggetti sarebbe l’obbligo di assistere – a vita e quotidianamente – il piccolo Mattia Maestri, che da un formaggio trentino a latte crudo è stato condannato – lui sì, e con lui i suoi sciagurati genitori – ad una vita allo stato vegetativo irreversibile.
15 gennaio 2025 – aggiornato: 16.01.25 09:32
Chi volesse divulgare consapevolezza su questa tematica può utilizzare il video recentemente prodotto dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, da cui è tratta l’immagine di apertura di questo articolo
Qui di seguito, i 102 lotti richiamati a fine novembre 2024, relativi al Caseificio Sociale di Predazzo e Moena (52 inerenti il Puzzone di Moena; 50 riguardanti il Saporito; tutti per rischio microbiologico); tra di essi – e non altrove – si cela il “responsabile” del nuovo caso di Seu registrato domenica scorsa, 12 gennaio 2025:
29 novembre 2024 – PUZZONE DI MOENA DI PREDAZZO E MOENA DOP – PUZZONE DI MOENA DI PREDAZZO E MOENA DOP
29 LOTTI: 24043, 24044, 24045, 24046, 24047, 24048, 24049, 24050, 24051, 24052, 24053, 24054, 24055, 24056, 24057, 24058, 24059, 24060, 24061, 24062, 24063, 24064, 24065, 24066, 24067, 24068, 24069, 24070, 24071.
29 novembre 2024 – PUZZONE DI MOENA DI PREDAZZO E MOENA DOP – PUZZONE DI MOENA DI PREDAZZO E MOENA DOP
15 LOTTI (già richiamati precedentemente*): 24080, 24084, 24094, 24099, 24103, 24115, 24124, 24125, 24126, 24136, 24141, 24153, 24157, 24158, 24167
29 novembre 2024 – CASEIFICIO SOCIALE DI PREDAZZO E MOENA S.C.A – PUZZONE DI MOENA DI PREDAZZO E MOENA DOP
23 LOTTI: 24080*, 24084*, 24094*, 24099*, 24103*, 24115*, 24124*, 24125*, 24126*, 24132, 24134, 24136*, 24138, 24141*, 24153*, 24157*, 24158*, 24160, 24161, 24163, 24164, 24166, 24167*.
26 novembre 2024 – SAPORITO DELLA VAL DI FASSA – SAPORITO DELLA VAL DI FASSA DI MONTAGNA GRANDE E PICCOLO
50 LOTTI: 24213, 24212, 24211, 24210, 24205, 24204, 24202, 24201, 24199, 24198, 24197, 24194, 24193, 24192, 24191, 24189, 24188, 24186, 24185, 24183, 24244, 24243, 24241, 24238, 24236, 24235, 24234, 24231, 24229, 24228, 24227, 24225, 24224, 24223, 24221, 24219, 24218, 24217, 24216, 24266, 24264, 24260, 24258, 24254, 24252, 24250, 24246, 24248, 24256, 24263.