
I gravi e ripetuti casi di Seu (sindrome emolitico-uremica) occorsi in Trentino negli ultimi mesi, causati da formaggi a latte crudo contaminati da Escherichia coli, sommati al drammatico precedente che nel 2017 condannò un bimbo alla non-vita (lo stato vegetativo irreversibile), hanno rappresentato un vero e proprio terremoto per il sistema zootecnico e lattiero-caseario cooperativo locale.
A distanza di tre settimane scarse dall’ultimo caso registrato, le attese “scosse di assestamento” che accompagnano ogni evento sismico si sono palesate, venerdì scorso, attraverso un comunicato stampa con cui la Provincia autonoma di Trento sostanzia quanto preannunciato in occasione del Tavolo della Zootecnia tenutosi lo scorso 11 dicembre.
L’annuncio è quello di un protocollo per la sicurezza alimentare dei prodotti lattiero-caseari a latte crudo, l’obiettivo dichiarato quello di “garantire elevati standard di sicurezza alimentare e di promuovere un consumo consapevole dei prodotti lattiero-caseari a latte crudo”. Su queste basi si fonda il Protocollo d’Intesa tra la Provincia autonoma di Trento e la Federazione Trentina della Cooperazione, approvato per l’appunto venerdì 24 scorso dalla Giunta.
«Il Protocollo», ha spiegato l’assessore alla salute, politiche sociali e cooperazione, Mario Tonina, «si inserisce come un nuovo tassello di un percorso già avviato nelle politiche di sicurezza alimentare, rafforzando un impegno costante che mira a tutelare la salute dei consumatori e a valorizzare le eccellenze casearie locali. È un passo ulteriore, che rappresenta anche un modello di collaborazione virtuosa fra istituzioni e settore privato e che ha come obiettivo prioritario quello di garantire la sicurezza alimentare».
Dal canto suo l’assessora all’agricoltura, promozione dei prodotti trentini, ambiente, difesa idrogeologica e enti locali, Giulia Zanotelli, ha sottolineato che «Si tratta di un approccio condiviso per la sicurezza alimentare, ponendo attenzione, al contempo, alla tutela delle produzioni lattiero-casearie che rappresentano un’eredità di tradizioni e valore economico importanti per il territorio trentino. L’accordo dimostra l’impegno comune per salvaguardare la salute pubblica senza penalizzare le produzioni locali».
I punti fermi del Protocollo, come pubblicati in sintesi dall’ente amministrativo provinciale sono i seguenti:
Latte crudo
Le produzioni lattiero-casearie “a latte crudo”, ottenute senza pastorizzazione, costituiscono un patrimonio culturale ed economico per il territorio trentino. Tuttavia, per questi prodotti non si può escludere, soprattutto in relazione ad alcune categorie vulnerabili come bambini sotto i 10 anni, donne in gravidanza, anziani e persone immunodepresse, il rischio che la presenza di microrganismi patogeni, tra cui l’Escherichia coli produttore di Shigatossine, possa causare patologie anche gravi.
Il Protocollo risponde a questa esigenza con un approccio collaborativo tra istituzioni e operatori del settore, ponendo particolare attenzione alla prevenzione e all’informazione.
Obiettivi
Il Protocollo prevede misure per:
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- Rafforzare la sicurezza alimentare: attraverso linee guida specifiche e corsi di formazione per i produttori sulle migliori pratiche igienico-sanitarie e sulla gestione degli aspetti microbiologici.
- Promuovere una corretta etichettatura: i prodotti “a latte crudo” dovranno riportare chiare indicazioni rivolte ai consumatori, avvisando delle possibili controindicazioni per le categorie più vulnerabili.
- Sensibilizzare i consumatori: con campagne informative e programmi educativi mirati a far conoscere i potenziali rischi legati al consumo di prodotti non pastorizzati.
Gli impegni delle parti
La Provincia, tramite l’Azienda provinciale per i servizi sanitari e l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, si occuperà di:
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- Potenziare la sorveglianza sanitaria sui prodotti a latte crudo.
- Promuovere la formazione per gli operatori del settore.
- Avviare campagne di sensibilizzazione.
La Federazione Trentina della Cooperazione, dal canto suo, si impegna a:
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- Favorire l’adozione di protocolli di sicurezza alimentare da parte delle cooperative.
- Supportare una corretta etichettatura dei prodotti.
- Organizzare iniziative informative rivolte ai consumatori e ai soci delle cooperative.
Tempi di Applicazione
Il Protocollo entrerà in vigore immediatamente e rimarrà valido fino alla conclusione dell’attuale legislatura, con possibilità di rinnovo e revisione in base a nuove evidenze scientifiche.
Sarà cura della Provincia estendere i contenuti del Protocollo anche ad altri soggetti rappresentativi degli operatori economici che si occupano a qualche titolo della produzione, distribuzione e commercializzazione di questi prodotti.
Alcune considerazioni
Da osservatori esterni che amano guardare alla globalità e alla complessità di uno Stato composto da 20 regioni e 107 province quale l’Italia è, non possiamo nascondere che sulla situazione trentina alcune perplessità rimangono in noi. Perplessità su aspetti che c’è da augurarsi siano palesi anche ai diretti interessati: i formaggi a latte crudo vengono prodotti ovunque; perché allora questa situazione persiste solo in Trentino? Perché oggi l’ordinario (i “rimedi”, il “protocollo”) ci viene presentato come straordinario e (forse) risolutivo?
E poi: quanto è funzionale il presente sistema cooperativistico – così gestito – alla qualità e alla salubrità delle produzioni? Quanto forte è la pressione della politica – diretta e indiretta – sulle realtà produttive, sui caseifici e indirettamente sulle stalle? Perché le richieste della base e delle “periferie” produttive, ben espresse nelle recenti lettere di dimissioni di tre realtà dal Concast non vengono ascoltate? Perché?
31 gennaio 2025