“Essere Animali” costretta a rimuovere due video di denuncia: tutti i retroscena

Vitelli in allevamento-lager
Essere Animale©

Assume nuovi sviluppi la contesa tra l’associazione animalista Essere Animali e il Consorzio di tutela del Grana Padano Dop, avviata nel biennio 2021-22 (la trattammo nel gennaio di tre anni fa, al primo pronunciamento di un tribunale) e avente per oggetto la liceità di operare riprese video non autorizzate all’interno di aziende (allevamenti) per denunciare maltrattamenti e violenze ai danni di animali (vitelli) da parte di allevatori (intensivi) e i conseguenti presunti reati di diffamazione, e la relativa richiesta di risarcimento danni.

La vicenda torna di attualità in questi giorni in quanto il Tribunale Civile di Bologna ha recentemente condannato in primo grado l’associazione a rimuovere dal proprio sito web le due indagini, pubblicate sotto forma di articoli supportati da riprese video (non autorizzate). I video vennero realizzati senza autorizzazione in due allevamenti di vacche da latte facenti parte di filiere di produzione di vari formaggi, ivi incluso il su citato Grana Padano Dop.

A fronte della pronta rimozione dei due articoli e dei relativi video, il presidente dell’associazione, Simone Montuschi, ha deciso di pubblicare, venerdì scorso 21 marzo, un articolo (intitolato “Condannati a rimuovere il contenuto di due nostre indagini: faremo appello”) in cui ricostruisce l’intera vicenda, esprimendo un punto di vista in cui in parte dimostra di conoscere le lacune della normativa italiana sugli allevamenti (la separazione dei vitelli dalle madri è prevista e lecita, ndr) e in parte palesa quanto l’associazione intenda spingere per far sì che vengano riconosciuti maggiori diritti agli animali allevati.

Innanzitutto, sottolinea Montuschi, “vogliamo sottolineare che quello che ci viene contestato non è la veridicità dei video, che documentano fatti realmente avvenuti all’interno di due allevamenti dove viene prodotto latte destinato alla produzione anche di Grana Padano”.

“Le motivazioni della sentenza di primo grado della causa civile sono altre”, prosegue il presidente dell’associazione, “e le impugneremo ricorrendo in appello, perché a nostro avviso non sono condivisibili, avendo noi esercitato il nostro diritto di critica in modo equilibrato, pacifico e costruttivo”.

Gli aspetti salienti della controversia

Ma cerchiamo di ripercorrere gli aspetti salienti della controversia, a partire dalle sue origini, quando tra il luglio e il settembre del 2021, i due documenti video non autorizzati – che gli animalisti definiscono “investigazioni” – vennero diffusi. “Le immagini”, afferma Montuschi, “mostravano: 1. la separazione dei vitelli appena nati dalla madre, che avviene subito dopo il parto, per la produzione di latte; 2. l’isolamento e la reclusione a cui sono sottoposti i vitelli nei cosiddetti recinti individuali, dove vengono nutriti principalmente con surrogati di latte materno” (latte artificiale, ndr). 

“Entrambe le pratiche”, prosegue l’esponente animalista, “avvengono comunemente negli allevamenti e sono purtroppo consentite dall’attuale legislazione, per motivazioni economiche del settore. Separandoli, la mucca può essere inviata subito alla mungitura per la produzione di latte, sfruttando la montata lattea conseguente al parto. Mentre il vitello viene destinato alla produzione di carne bianca e sottoposto a un’alimentazione volutamente povera di fibre e ferro, per ottenere una carne tenera e più apprezzata dai consumatori” (che in effetti vengono ingannati su un “valore” di una carne assai poco valida, ndr).

Là scienza dalla parte degli animalisti

“Nonostante siano consentite”, prosegue nel suo articolo Montuschi, “si tratta di pratiche gravemente lesive del benessere psico-fisico degli animali, che costituiscono una vera e propria privazione di un bisogno etologico, generando sofferenza sia nell’animale partoriente che nel neonato, come costantemente affermato da numerosi esperti veterinari. Qui alcuni studi sul tema: Costa JHC, 2016Flower FC e Weary DM, 2001Wagner K et al, 2015”.

“Le nostre due investigazioni, diffuse all’interno della campagna “No Animal Left Behind” (“Nessun Animale sia Lasciato Indietro”) coordinata da Eurogroup For Animals e sostenuta da oltre 80 associazioni europee, avevano lo scopo di sensibilizzare il legislatore europeo a una revisione della normativa, carente nel proteggere efficacemente mucche e vitelli allevati per la produzione di latte e formaggio, anche quelli Dop come il Grana Padano”.

“Vitelli presi a calci e schiaffi”

Tutte obiezioni rispettabilissime e comprensibilissime, che crediamo sia bene riferire per esteso. “Inoltre”, argomenta ancora Montuschi, “le nostre due investigazioni (le riprese video fraudolente, ndr) mostravano anche alcuni comportamenti violenti degli operatori nei confronti degli animali, come calci e schiaffi ai vitelli, e condizioni igieniche critiche”.

L’articolo pubblicato sul sito web di Essere Animali prosegue con la cronistoria delle denunce e delle decisioni prese dai vari tribunali che si sono occupati del caso in questi anni, per cui rimandiamo a quella lettura chi voglia approfondire questo aspetto. 

Una speculazione ordita sulla popolarità del Grana Padano?

La domanda su cui interrogarsi tutti la pone Montuschi: “Ma perché ci hanno denunciato? Secondo il Consorzio e gli allevatori, le nostre due investigazioni avrebbero causato un’illegittima lesione della reputazione del Consorzio e dei consorziati, nonché un illecito sfruttamento del marchio Grana Padano”.

Su questo aspetto vanno comprese entrambe le posizioni, e sarà – crediamo – questione tra le più rilevanti che i giudici dovranno affrontare in Appello: gli animalisti vollero far leva sulla notorietà del marchio Grana Padano per effettuare delle riprese (ripetiamo: operate in maniera fraudolenta, non autorizzate dagli allevatori, un aspetto assai grave della vicenda, ndr) in ragione del fatto che questo aspetto avrebbe dato alle loro azioni successive maggiore rilevanza e visibilità?

Sinceramente crediamo di sì – e questo sarebbe ovviamente grave – ma non resta che attendere le future decisioni e argomentazioni dei giudici della Corte di Appello di Bologna. I tempi della giustizia in Italia sono quello che sono. Dal canto nostro contiamo di aggiornarci – e aggiornarvi – verosimilmente nei prossimi anni.

Il Consorzio intervenne su uno dei due allevatori

Nel frattempo qualche altra domanda ce la potremmo fare, ad esempio, sui non pochi articoli ancora presenti in rete a seguito dell’azione che Essere Animali operò nella seconda metà del 2021. Se da un canto le due “investigazioni” sono state rimosse dal sito web dell’associazione animalista per decisione del Tribunale di Bologna, molti articoli che da quelle azioni scaturirono sono ancora presenti sul web. I giudici interverranno anche su quelli, ovvero verranno rimossi in base al “diritto all’oblio” oppure no? In attesa di scoprirlo, chi voglia potrà trovarne (chissà per quanto tempo ancora, ndr) una piccola selezione qui di seguito. Scorrendone i titoli è interessante apprendere ad esempio – da Il Salvagente – che il Consorzio stesso intervenne su una delle due stalle “investigate”, evidentemente perché alcuni aspetti di quella gestione di stalla avevano davvero superato il limite.

15.07.21 L’Indipendente
I terribili maltrattamenti dei vitelli nell’allevamento del Grana Padano

16.07.21 Il Fatto Alimentare
Grana Padano: maltrattamenti negli allevamenti. Presto un sistema per misurare il benessere

30.09.21 Il Salvagente
Grana Padano, il Consorzio blocca le forme della stalla “denunciata” da Essere Animali

04.10.21 Insider Dairy
Grana Padano ancora nel mirino di Essere Animali. Ma la stalla, questa volta, è davvero da brividi

28 marzo 2025

Nella foto di apertura: Vitelli nelle loro feci: una delle immagini tratte dai due video incriminati. ancora reperibile sul web