
Chiunque abbia mai fatto una ricerca web utilizzando le parole-chiave “Grana Padano” e “Parmigiano Reggiano” sa che facilmente si trovano diversi siti che illustrano le rilevantissime diversità esistenti tra i due formaggi. Verosimilmente nessuno tra i nostri lettori ha la necessità di essere edotto su dette differenze, figuriamoci mai che – ad esempio – un professionista della ristorazione possa cadere in errore, confondendo l’uno con l’altro.
Fatta questa debita premessa ci sembra interessante segnalarvi che il quotidiano online “il Dolomiti” di martedì 27 maggio riferisce di un ristoratore altoatesino che, se da un lato – sui tavoli – serviva Grana, dall’altro – nel menù – indicava Parmigiano.
A scovarlo sono stati gli ispettori del Consorzio di tutela del Parmigiano Reggiano che, una volta compiuti gli accertamenti di rito non hanno esitato ad elevare la multa di 4mila euro (il regolamento prevede sanzioni comprese tra i 2mila e i 13mila euro) prevista per casi come questo.
A intervenire sulla vicenda è stata l’Unione commercio turismo servizi Alto Adige, che ha tentato di minimizzare il fatto asserendo che il ristoratore avrebbe semplicemente scelto una dicitura da lui considerata “generica”, che permettesse al cliente di capire meglio di che prodotto si stesse parlando.
La teoria dell’errore diffuso non convince
Nell’avallare questa magnanima tesi, il quotidiano altoatesino si è mostrato palesemente incline nel sostenere l’operatore sanzionato: evitando di svelarne l’identità e sottolineando – parole testuali – che il ristoratore avesse “Nessuna volontà di frodare, nessuna intenzione ingannevole”.
Ma a lasciar ancor più increduli sono le affermazioni del segretario della categoria Gastronomia della suddetta Unione, Pietro Perez, che a il Dolomiti ha svelato l’esistenza di una situazione di illegalità diffusa nell’intera provincia, sostenendo che «bisogna fare attenzione e lo diciamo anche a tutti i nostri associati purtroppo tantissimi ristoratori usano la parola “parmigiano” in modo generico. È una consuetudine, ma è sbagliata».
Che dire? Immaginiamo che non tutti i ristoratori della Provincia di Bolzano leggano il Dolomiti, né che ascoltino le radio e le tv locali che hanno poi rilanciato la notizia. C’è da augurarsi che – dopo aver dichiarato di essere al corrente della cosa – l’Unione faccia pervenire al più presto un avviso urgente, teso a sanare il diffuso malcostume. Lo avrebbe potuto e dovuto fare prima, ma ora che il caso è stato palesato, un intervento in tal senso appare più che necessario, tanto per rispettare regolamenti e prodotti interessati, quanto per evitare che le multe agli esercizi commerciali locali si decuplichino di settimana in settimana.
30 maggio 2025