Un topo nel latte tedesco e in Alto Adige si pensa al complotto

Può un topolino, per quanto minuscolo, introdursi nelle fitte maglie di controlli e sicurezza di una linea di confezionamento di latte sino a finire all’interno di una confezione di tetrapak? A detta della tedesca Bayernland no; senza dubbio no. È per questo che l’azienda, nell’occhio del ciclone dopo che una consumatrice di Ponte nelle Alpi aveva denunciato, scioccata, il ritrovamento del roditore nella busta del latte appena aperto, ha deciso di intraprendere ogni possibile azione a tutela della propria immagine.

Il clamore per l’insolita vicenda, risalente al 27 agosto, è stato ed è tanto, soprattutto in Trentino Alto Adige, area di grande diffusione dei prodotti dell’azienda bavarese, ma a tener testa ai dubbi e al rischio di un colossale danno d’immagine c’è una sola domanda dell’azienda produttrice, tesa a far riflettere più che ad ottenere una risposta. Una domanda più che lecita, ancorché retorica: “può un topo rimanere in un tretrapak per due settimane (tanto era intercorso dal confezionamento all’apertura della confezione, ndr) senza che questo si gonfi (per i gas che accompagnano il processo putrefattivo dell’animale)?” No, no di certo. E quindi, oltre l’inverosimile prospettiva di un incidente dovuto alla negligenza dell’azienda, quel che probabilmente si prospetta è il caso di una macchinazione ordita da ignoti ai danni del produttore.
Da qui a pensare che la Bayernland dia fastidio sul mercato italiano di lingua tedesca il passo sarebbe breve, e i numeri lo potrebbero anche far pensare: 135 milioni di euro di fatturato nel 2011, due sedi, una in Valle Isarco e una nel veronese, cinquanta dipendenti e un trend positivo, mentre le aziende locali segnano da qualche tempo il passo.
Ma chi potrebbe celarsi dietro ad un eventuale complotto? O vuoi che il caso non sia frutto dell’operato di qualche buontempone? A dare le necessarie risposte alle mille domande che la raccapricciante vicenda porta con sé dovrebbe provvedere, in presenza dei rappresentanti dell’azienda produttrice, l’indagine disposta dalla magistratura e affidata al locale Istituto Zooprofilattico delle Venezie.
Mentre in casa Bayernland, forse per stemperare gli animi, già si ipotizza un sabotaggio interno all’azienda, salta curiosa agli occhi la coincidenza che ha visto appena pochi giorni fa il ministro dell’agricoltura bavarese Helmut Brunner incontrare l’assessore altoatesino Hans Berger e il presidente della Giunta provinciale di Bolzano Luis Durnwalder.
Il ministro Brunner, accompagnato dalla funzionaria dell’Ue Loriz Hoffmann ha avuto modo di toccare con mano i buoni risultati raggiunti in Alto Adige con progetti a tutela delle piccole produzioni, quali il “Sarner Fleisch” (iniziativa nata nell’ambito del programma Leader dell’Unione Europea), che punta alla collaborazione tra allevatori, macellai e ristoratori, escludendo ogni forma di mediazione.
Tra le altre tematiche affrontate nell’incontro, la più importante ha riguardato le prospettive della politica agraria della Ue e proprio il futuro del settore lattiero-caseario, in visita del previsto abbattimento delle quote latte. «Per mantenere i livelli di retribuzione garantiti sino ad ora ai produttori altoatesini», ha commentato Berger, «dobbiamo puntare su una maggiore qualità e su iniziative di sostegno alle piccole produzioni».
Certi che tra le due vicende sia incorsa solo una beffarda coincidenza, l’unica certezza che si possa avere è che solo valorizzando realmente e sostenendo in maniera concreta le vere aziende rurali (evitando l’introduzione di metodologie che stravolgano prodotti e produzioni, ndr) si potranno garantire la tutela della tradizione, la salubrità alimentare e i diritti dei consumatori. Tanto nel mercato di lingua tedesca quanto in ogni dove.
8 settembre 2012