Mentre il mondo delle campagne vive la sua crisi più nera (d'identità oltre che economica), indebolito da una politica agricola comunitaria a dir poco scellerata, le associazioni agricole nazionali perdono l'occasione di promuovere il meglio del mondo rurale portandolo sì in piazza e vicino al mondo dei consumi – lo scorso fine settimana a Firenze, ieri oggi e domani a Roma – ma rendendosi protagonisti di una delle peggiori farse a cui occhio umano abbia mai potuto assistere in tanti anni di presenza nelle piazze.
Una competizione fatta di protagonismo, arroganza e dispute trasversali, il tutto teso ad affermare ognuna la propria presenza a suon di bandiere, striscioni e cappellini griffati. Coldiretti su tutti, come al solito, ma anche Cia e Confagricoltura.
Ne esce chiara l'immagine di un settore che anziché essere unito alla base e vicino al mercato, è dilaniato da una competizione al vertice che mai prima d'oggi si era manifestata così virulenta e grottesca. Una competizione in cui – oltre le evidenti dispute per la supremazia – il contadino appare umiliato e relegato a ruolo di comparsa. Il contadino che "ci mette la faccia" non esiste più. È stato annientato e sostituito da un'infinità di contadini tutti uguali: i contadini "in divisa": cappellino e fazzoletto al collo, nell'apparente impressione che quei colori o quegli altri, quella bandiera o quell'altra rappresentino lui anziché i soli interessi di chi chi tira le fila di questo penosissimo gioco.
La redazione di Qualeformaggio ringrazia Marco Bignardi per la testimonianza inviataci, che qui di seguito pubblichiamo integralmente, oltre che molto volentieri:
Arroganza, sudditanza, ignoranza, carenza
di Marco Bignardi, presidente del Coordinamento Toscano Produttori Biologici e vicepresidente di Federbio
La premessa
Luglio 2012, AIAB Toscana, il Coordinamento Toscano Produttori Biologici e l'associazione Biodinamica suggeriscono ai funzionari regionali impegnati nell'organizzazione dell'Expo rurale 2012 (manifestazione fiorentina promossa dalla giunta regionale che si svolge a metà settembre) di prevedere all'interno del mercato di filiera corta un isola del Biologico Toscano.
L'isola, o la strada del bio, dovrebbe essere caratterizzata dall'essere senza bandiere, solo il logo della Toscana affiancato al marchio europeo del bio.
Come prevedibile però le organizzazioni agricole che fanno della filiera corta un operazione di marketing si ribellano all'idea di non poter tirare fuori le loro bandiere e quindi la proposta non passa.
Si corregge quindi la proposta: vanno bene anche le bandiere, ma tutti i bio uniti insieme in una Strada del bio Toscano. Ma anche questa proposta viene rifiutata: rovinerebbe l'immagine unitaria delle organizzazioni.
La fiera
All'Expo Rurale 2012 la piazza delle filiera corta è un esplosione di giallo, lo spazio centrale è tutto coldiretti, la quale impone alle aziende il tavolo con tovaglia gialla e logo di “campagna amica”, cappellini e grembiuli, etichette per i prezzi e palloncini, tutto in linea con il brand “Campagna Amica”, al centro un gazebo centrale tutto Coldiretti.
Anche CIA offre alle aziende una tovaglia verde, ma si ferma li e lascia una certa libertà di espressione.
Il risultato è che si azzera la visibilità delle aziende. L'agricoltore scompare, bisogna cercare il logo dell'azienda offuscato da quello di Campagna Amica, bisogna cercare gli occhi del produttore per capire da chi si sta comprando, per distinguerlo dal produttore accanto. Vestiti con la stessa divisa si somigliano tutti.
Grande operazione di marketing per Coldiretti, ma l'agricoltore sparisce. Uniformate dalla uniforme, la ricchezza della diversità delle aziende e la loro specificità, scompaiono
Un mercato di filiera corta che non è più un mercato di contadini, ma un mercato delle organizzazioni, non si vedono le decine di aziende, ma solo due grandi stand: uno coldiretti e uno cia, poi uno più piccolo di confagricoltura e uno ancora più piccolo dove alcune aziende si mostrano per quello che sono, anche se in realtà sarebbero sotto il cappello delle associazioni regionali del bio.
Arroganza
L'arroganza di un'associazione che sa di poter fare quello che vuole e che decide al posto della politica regionale. L'arroganza di un associazione che consente, alle aziende sotto i propri stand gialli, di preparare da mangiare, mentre agli altri è vietato anche fare un panino. Così sotto la tutela Coldiretti si cuociono tortellini, si preparano piatti caldi o freddi, si mesciono birre, mentre fuori dagli spazi protetti dal giallo vengono richiamate le aziende che fanno un panino.
L'arroganza di una organizzazione che sta decidendo il futuro dell'agricoltura italiana e non solo.
Sudditanza
La sudditanza degli agricoltori che per un cappellino e una tovaglia gratis distruggono anni di impegno per far emergere il valore della filiera corta dove la faccia del produttore era il punto centrale e l'azienda stava davanti al prodotto. Ora davanti a tutto il brand coldiretti, dietro il prodotto e, uniformato dall'uniforme, il produttore che quasi sparisce, e diventa strumento per dare forza all'organizzazione agricola invece di prendere da questa potere. Non si delega più soltanto la firma per le domande, ma anche la propria faccia,
Ignoranza
L'ignoranza dei cittadini che, inconsapevoli di come funziona il sistema, non sono interessati a sapere come vengono spesi i loro soldi che transitano attraverso l'Europa che, attraverso la PAC, spende il 43% del proprio bilancio per indirizzare scelte agricole che poi arrivano sulle piazze e nei piatti delle famiglie.
Carenza
La carenza di una politica che invece di pensare a fare servizi per la società, invece di ascoltare le richieste dei cittadini, tende a esclusivamente a cercare voti e sostegni.
Soddisfazioni
La soddisfazione di sentire i cittadini che si lamentano perche ai bio è stato lasciato poco spazio, la soddisfazione di capire che il consumatore ci cerca anche se fa fatica a trovarci, la soddisfazione di sentire la gente che si domanda perchè una regione come la toscana abbia esiliato la sua eccellenza produttiva nell'angolo ultimo del mercato.
La soddisfazione di sentire alcune aziende bio sotto gli stand gialli che sarebbero state più contente di stare nello spazio bio.
Risultati positivi indiretti
I cittadini mangiano bene, comprano comunque prodotti che poi fino al prossimo mercato troveranno con difficoltà. Gli agricoltori vendono quasi tutto, incassano bene, si incontrano.
Risultati negativi indiretti
Migliaia di palloncini gialli scoppiati dentro il Parco delle Cascine o finiti in Arno, o che volano in cielo per scoppiare e cascare altrove. Così mentre le aziende usano materbi e prodotti biodegradabili e si impegnano in campo e nella vita per non intaccare l'ambiente, le organizzazioni annullano tutto per avere visibilità, per attirare bambini che poi vengono usati come promotori del proprio brand, in un etica tutta da valutare.
29 settembre 2012