Lo dice l'Istat, quindi ci possiamo credere: "L'Italia si conferma primo Paese europeo per numero di riconoscimenti conseguiti: 239 i prodotti Dop, Igp ed Stg riconosciuti al 31 dicembre 2011 (20 in più rispetto al 2010)". Esordisce con toni apparentemente trionfalistici (come a dire "tanti prodotti a marchio di protezione, tanto onore", ma così non è) l'ennesimo dispaccio d'agenzia (Agi), e i media nazionali fanno come al solito a gara a chi la infiocchetta meglio, a chi usa i toni più ridondanti, a chi riesce meglio a convincere i propri lettori.
Come se i sistemi stessi in questione (Dop, Igp, Stg, appunto) non venissero regolarmente manipolati, aggirati, abusati, più o meno alla luce del giorno.
Proseguendo nella lettura si scopre che "di questi (dei 239 totali, ndr), 233 risultano attivi" e che "i settori con il maggior numero di riconoscimenti sono gli ortofrutticoli e cereali (94 prodotti), i formaggi (43), gli oli extravergine di oliva (42) e le preparazioni di carni (36)".
Ma non solo, visto che tra i tanti numeri che l'indagine ci propone, uno ci aiuta a scoprire che appena il 2,2% del totale è sia produttore (di materia prima) che trasformatore (sono i piccoli che lavorano il latte, le carni, etc da loro stessi prodotti), il che la dice lunga sulla distanza di queste produzioni rispetto alle loro stesse origini, visto che per ottenere una Dop si deve attestare la storicità del prodotto, oltre al legame con il territorio (una barzelletta per alcuni di questi prodotti, che hanno ridotto la quota di foraggi locali al 10%), il metodo di lavorazione, le razze ammesse, etc.
Un mondo, quello delle Dop, che ancora non è riuscito ad affermare la sua presunta superiorità se non ad una piccolissima fetta del mercato, anche perché – tra i prezzi più alti e le continue modifiche ai disciplinari – l'appeal di quel bollino non è ancora riuscita ad emergere. E forse mai emergerà come qualcuno avrebbe voluto.
Estraendo poi dalla ricerca i dati del settore lattiero-caseario, si viene a scoprire che i produttori (di latte e derivati, semilavorati e formaggi) sono 31.116, 1.663 dei quali fanno formaggi, secondi solo a chi produce olio extravergine d'oliva (1.855) ma davanti a chi trasforma ortofrutticoli e cereali (1.092).
Infine un dato che, se per un verso lascia sperare, per l'altro incute qualche timore: il 28% dei produttori è oggi situato in territori montani, con un incremento dell'11% rispetto al 2010 (17%). Se da un canto può rassicurare l'idea che la montagna si popoli di attività produttive, da un'altro ci si dovrà occupare il giusto per evitare che certe metodiche proprie di molte realtà Dop arrivino a invadere il mondo rurale al di sopra dei 600 metri di quota.
29 settembre 2012