Qualcuno l’avrà chiamata “informazione a orologeria”: probabilmente al Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana, dove ormai non sanno più a che santo votarsi per evitare i riflettori accesi su una vicenda a dir poco fastidiosa. Dopo la fiumana di articoli seguiti all’arresto e al rilascio di Giuseppe Mandara, l’estate scorsa, ci si poteva aspettare una tregua mediatica, se non altro sino all’appuntamento con il giudizio che il Tribunale del Riesame di Napoli dovrà esprimere proprio sul “re della mozzarella” e i suoi affiliati, il 30 novembre prossimo, scagionandolo definitivamente o tornando ad incriminarlo.
E invece no: lunedì scorso all’unisono due articoli, uno su “Il Fatto Quotidiano” e uno sul settimanale “L’Espresso” sono tornati sulla questione con contenuti analoghi e titolazioni quantomeno errate, oltre che discutibili: il primo strillando un “Napoli, mozzarella dop fatta con latte congelato dell’est Europa” (di Vincenzo Iurillo) e il secondo con un poco fantasioso “La mozzarella Dop? Una bufala” (di Pietro Falco). La sostanza, espressa da informazioni in parte imprecise (perché Napoli se il “caso” è scoppiato nell’area del litorale casertano?) e in parte datate (intercettazioni già pubblicate) non ha lasciato indifferenti i lettori stessi delle due testate, nella loro versione web.
E così sono piovuti a centinaia i commenti, molti di condanna – per una situazione in cui il consumatore medio si trova quantomeno a disagio – e altri di taglio totalmente diverso, vale a dire di stampo minaccioso nei confronti delle due testate e di almeno uno dei due giornalisti (vi confessiamo: non siamo riusciti a leggerli tutti, per quanti sono!). Insomma, un polverone senza che nulla di nuovo sia accaduto in questo ultimo periodo.
Senza una risposta plausibile ai dubbi che questa convergenza di editoriali intenti produce, ci piace dare spazio ad un bel pezzo di Mimmo Pelagalli, giornalista campano tra i più esperti conoscitori di quella realtà. Il suo è un pezzo obiettivo e pacato – finalmente – che ben descrive il clima esistente in quel comparto oggi, e che verosimilmente lo accompagnerà sino alla data del prossimo pronunciamento dei giudici.
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Mozzarella di Bufala Campana Dop, la Storia utile a capire il presente
di Mimmo Pelagalli
Alla Mozzarella di Bufala Dop tocchera’ attendere il 30 novembre per sapere se alcuni dei suoi principali produttori saranno o meno arrestati per associazione per delinquere semplice, finalizzata alla frode in commercio, con l’aggravante di frode su prodotti a Denominazione di origine.
A decidere sulla misura cautelare per trentanove persone e sul sequestro di circa trenta caseifici, sara’ il Tribunale del Riesame di Napoli.
Il giudice per le indagini preliminari del capoluogo campano, Anita Polito, ha respinto con ordinanza motivata – ben 124 pagine – la richiesta d’arresto formulata dai sostituti procuratori della Repubblica della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea Giovanni Conzo, Alessandro D’Alessio e Maurizio Giordano, richiesta in relazione all’ipotesi di reato prevista dall’articolo 416 del Codice Penale: l’associazione a delinquere. Ma ha confermato la sussistenza del reato di frode in commercio aggravata. Il giudice Polito, tra l’altro, non ritiene che sussista il pericolo per un danno grave ed irreparabile per il settore e l’attualità dello stesso.
Alla Mozzarella di Bufala Campana Dop tocca ancora attendere per sapere se risponde al vero che una complessa organizzazione criminale, capeggiata da Giuseppe Mandara, sia o meno esistita, abbia o non abbia effettivamente frodato la pubblica fede con l’utilizzo di latte concentrato, congelato e di provenienza estera. Magari di bufala ma non Dop.
Fatti avvenuti – secondo l’indagine – tra il 2007 ed il 2010, gravissimi se provati, e non solo per le persone sottoposte ad indagine.
La Mozzarella di Bufala Campana Dop non e’ solo un formaggio fresco a pasta filata, prodotto con il 100% di latte fresco di bufale mediterranee italiane nate nell’area descritta dal disciplinare di produzione: province di Caserta e Salerno, comuni delle provincie di Napoli, Benevento, Isernia, Frosinone, Latina, Roma e Foggia.
Mozzarella di Bufala Campana e’, al tempo stesso, un formaggio, un marchio collettivo che appartiene a tutti noi, non ad un gruppo di persone ed è soprattutto il frutto di una Storia incredibilmente fortunata.
La mozzarella e le paste filate furono inventate nel periodo caldo-medioevale. Un effetto serra prodigioso – tra la fine del 900 e i primi anni dopo il 1000 – fece si che nell’Appennino centro-meridionale non nevicasse più con l’abbondanza di un tempo. E diventasse così difficile conservare il latte nelle nevere o con la neve ed il ghiaccio che si poteva portare più a valle coi mezzi di allora. Ecco, al fine di conservare il latte, e poterlo poi consumare nei giorni successivi, fu inventata la pasta filata ad alta temperatura: cio’ che non si pote’ fare più col freddo, lo si fece col caldo. Pasta filata che, se prodotta ad elevato tasso di umidita’, dava vita alla mozzarella. Poco prima, nel 915, l’assedio della cittadella Araba della foce del Garigliano da parte dei principi Longobardi di Benevento e Capua, Salerno, Spoleto, convocati dal Papa Giovanni X porta nel piano campano un animale nuovo: la bufala, proveniente dall’India e ambientatasi nei pantani e negli acquitrini all’epoca presenti nella zona. L’unione delle nuove tecnologie nate in Appennino, con l’allevamento delle bufale, divenute preda di guerra, fa si che proprio tra Lazio e Campania nasca un prodotto unico, che in molti di noi conoscono e stimano: una mozzarella fatta con latte di bufala finalmente ambientata nel clima mediterraneo.
Occorre tornare alla storia per capire l’importanza del patrimonio del quale siamo depositari? Sembra di si.
Ci vuole molto a capire che se la mozzarella e’ stata inventata per conservare il latte e differirne il consumo nel tempo, non ha senso conservare il latte per produrre la mozzarella?
Ecco, produttori di latte bufalino di oggi e trasformatori trovino un accordo alto e nobile su come continuare a rifornire le nostre tavole di Mozzarella di Bufala Campana Dop. I disciplinari di produzione si possono cambiare e limare.
Ma non sia violato il senso della storia, che e’ radice ed e’ alla base di questo gustoso prodotto. Le vicende giudiziarie facciano chiarezza su cio’ che è stato in anni recenti. Ma tocca a chi oggi dirige il settore – Mipaaf e Consorzio di Tutela in testa – evitare che in futuro si possa ancora dubitare del prodotto di punta dell’agricoltura della nostra regione, di un patrimonio che appartiene alla nostra collettività.
3 novembre 2012