La situazione del comparto lattiero-caseario trentino si fa via via sempre più grave e complicata, mettendo a rischio posti di lavoro e tenuta del prodotto sul mercato e portando di fatto alla progressiva disgregazione delle realtà produttive cooperative. A ricordarcelo è una lettera del segretario Uila-Uil del Trentino, Giovanni Galluccio, che volentieri pubblichiamo qui di seguito e che punta il dito verso i non pochi errori disseminati sin qui da anni di negligenza, mala amministrazione, lontananza dalle reali dinamiche di mercato, passivo adattamento alla logica dei finanziamenti a pioggia.
È un atto di accusa grave e circostanziato, quello che Galluccio rivolge all'attuale e alle passate dirigenze delle varie aziende implicate in una crisi tutta trentina, che non è di oggi o solo di oggi ma che bensì ha radici profonde e tocca fortemente anche il ruolo dell'assessorato all'agricoltura. Alle sacrosante critiche rivolte al passato si aggiungono ora quelle dirette all'attuale presidente di LatteTrento, Carlo Graziadei, reo di aggravare la già grave situazione con ulteriori indebitamenti compiuti nella logica del "tanto paga Pantalone". Ma leggiamo quel che ci scrive Galluccio:
Forse, per un alieno che giungesse in Trentino, l'assenza delle dinamiche di mercato del comparto lattiero-caseario dalle previsioni contenute nei “piani industriali” politico-cooperativi potrebbe anche apparire culturalmente accettabile. Forse perché basato su una consuetudine, tutta trentina, di facilità d’accesso a finanziamenti a pioggia. Finanziamenti troppo spesso erogati a casaccio e in totale regime di distorsione della concorrenza fra aziende industriali e galassia cooperativa (o presunta tale), comunque protetta di fatto, e troppo spesso in assenza di coperture finanziarie adeguate e credibili (vedi la vicenda del fallimento Levico Frutta, commissariamento della cantina LaVis, e fusione di debiti fra ex Caseificio Pinzolo Rovereto Fiavè ed ex LatteTrento, in un unico nucleo di debiti, probabilmente in via di sviluppo).
Peccato che la Pac (quindi l’Europa, con buona pace della millanteria dei politici locali e/o nazionali, quando si parla di agricoltura, come disciplinata nei Piani di Sviluppo Rurale, così come declinati dai Piani Strategici Nazionali) abbia già decretato, per tutti i produttori europei, e italiani in particolare, furbetti delle quote latte in testa, che, col 2015, il prezzo del latte, riconosciuto ai produttori, sarà destinato ad ulteriori abbassamenti.
E con questo ci spieghino lor signori, l’Assessore Tiziano Mellarini, i Presidenti cooperativi, Diego Schelfi e Carlo Graziadei, i manager "alla Sergio Paoli", come possano solo azzardarsi a proporre, a mezzo stampa, di indebitare ulteriormente gli allevatori del sistema di produzione primario della zootecnia trentina.
Una politica degli investimenti basata sulla chiusura di tre stabilimenti, quelli di Borgo Valsugana, Villa Lagarina (produzione di yogurt ormai ferma da luglio, e di trentingrana, storica, ormai alle corde) e di Fiavè (formaggi e mozzarelle, forse fuori mercato) e sull’accentramento in un polo unico della produzione di latte e trentingrana pare, piuttosto che “temerario”, come vorrebbe rappresentarlo il presidente della LatteTrento, Graziadei, semplicemente azzardato, e pare ripetere la stessa scellerata logica, del "tanto paga Pantalone", di quando si consentì di trasferire la produzione di yogurt dalla Centrale del Latte di Trento a Villalagarina, in copresenza, più unica che rara con il Trentingrana.
Uno pseudo progetto industriale, naufragato nei debiti in meno di un quinquennio. Adesso il Trentingrana e il latte assieme, riuniti pro bono pax soci, e con buona pace di Concast e dell’unità di un comparto che, ormai solo limitatamente al grana, tira, complice anche la momentanea distorsione di mercato, prodotta dal terremoto nelle zone tradizionalmente più vocate per la produzione di Grana Padano e Parmigiano-Reggiano, dove la produzione sta per riprendere normalmente, e secondo un disciplinare che impone lavorazione, taglio e confezionamento solo ed esclusivamente nelle zone di produzione.
Gli equilibrismi parolai della politica e della cooperazione trentina mal celano l’evidente imbarazzo dei consulenti, del manager e del presidente di LatteTrento, e dell’assessorato all’agricoltura della Pat. Indurre a conciliare indebitamente verso una auspicata unità soci sempre più riluttanti, con promesse di ripartenza di mercato, in un comparto in crisi storica, appare credibile quanto il piano di rilancio dei tre poli latte, presentati da una società di consulenza padana, non più tardi dell’anno domini 2007.
Dei tre poli latte rimane a stento un claudicante stabilimento a Spini di Gardolo, mentre la maggioranza dei sindacati e, purtroppo, delle maestranze, appaiono rassegnati a chiudere in silenzio la dolorosa vicenda dell’annunciata chiusura di Villalagarina e Fiavè. Proprio in quello stabilimento, si decretano le magnifiche sorti e progressive, in uno stabilimento traballante e che rimane affidato a un management che ha più volte annunciato fusioni di ramo d’azienda, cessioni e new.co., fantasiose, quanto dal radioso futuro all’orizzonte, più che scettici ci lascia esterrefatti.
Come Uila daremo mandato ai nostri legali perché facciano chiarezza sulla mobilità da noi non sottoscritta a luglio, in LatteTrento, e per tutelarci, con un esposto, e tutelare anche una serie di lavoratori, ignari o trattati come operai massa acefali, che hanno (o abbiano frattanto) sottoscritto clausole liberatorie, siano esse per fusioni, o cessioni, o creazioni di "new co" inesistenti, negli ultimi dieci anni.
Sul continuo valzer di annunci che riguardano esuberi a orologeria, poi ritrattati, come se i lavoratori fossero zavorre, alfa numeriche, la cui collocazione a Fiavè, Villalagarina o Spini di Gardolo, o virtualmente a Roverè della Luna, appare urgente quanto sempre più improbabile, un intervento degli organi di vigilanza cooperativi, ma spero che almeno l’elettorato trentino tenga a mente che la cessione di ramo d’azienda dello yogurt da LatteTrento a Trentinalatte (Emmi Holding di Roverè della Luna), non è stata annunciata né “dal notaio”, né da LatteTrento, né tantomeno dalla Trentinalatte, ma, ancora a febbraio 2012, in un surreale teatrino da socialdemocrazia sovietica, dall’unionista per il Trentino, Tiziano Mellarini, che certe operazioni ci tiene a intestarsele, quasi fossero sue proprietà intellettuali esclusive.
Che le generazioni future di elettori ne tengano conto, quando a loro carico resteranno i debiti fatti da padri nobili cooperatori, ostaggio di ricatti, spacciati pure per unità cooperativa.
Giovanni Galluccio
Segretario Uila Uil del Trentino
10 novembre 2012