C'è un'arte, una vera arte che accomuna i ministri agricoli del nostro "belpaese" di questi ultimi vent'anni, ed è l'arte di riuscire ad apparire serafici e positivi nonostante tutto. Non è una dote propria, personale senza la quale non ti prendono a fare il ministro, no (tant'è che i vari Pecoraro Scanio, Alemanno, De Castro, Zaia, Galan, Romano non ne hanno sfoggiato più dopo l'incarico): è un bagaglio di cui pare ci si doti naturalmente assumendo quel ruolo, in quel palazzo, e ancor più appoggiando il proprio deretano su quella poltrona.
Ce lo fa pensare il buon Mario Catania, che – da trent'anni circa in quelle stanze ai piani alti di via venti-settembre-venti – forse più dei suoi predecessori ha sviluppato quella dote. Mai come in questi giorni infatti, a meno di due settimane dall'incontro fissato presso il ministero con il commissario agricolo europeo Dacian Ciolos (in agenda al 14 dicembre), il ministro si è mostrato così certo di sé e del mandato ricoperto, della capacità di gestire una situazione complessa che per molti versi sfugge al potere del ministero stesso, e della politica: basti pensare agli allevatori in ginocchio davanti allo strapotere di un'industria che, facendo orecchi da mercante, continua ad acquistare il latte dove il latte costa meno.
Ed è così che il ministro Catania attraverso le maggiori agenzie stampa italiane ci fa sapere che l'incontro con Ciolos offrirà l'occasione "di continuare il pressing su tutti gli aspetti ancora aperti del negoziato per la riforma della Pac" e in particolare "su quante risorse spetteranno all'Italia" e che "il consenso ricevuto dall'industria agroalimentare italiana e dal mondo della cooperazione sull'art. 62 (del decreto Liberalizzazioni, che stabilisce tempi certi di pagamento da parte della Gdo) si aggiunge a quello del mondo agricolo e mi conforta nella convinzione dell'importanza dell'innovazione introdotta con questa norma".
Unica nota stonata – ma stonata parecchio – in un sequel di "buone notizie" che il ministro dispensa, è l'ennesimo invito agli allevatori a non sforare il tetto delle quote latte. Su questa tematica Catania ha voluto lanciare loro "un appello affinché si mantengano all'interno delle quote produttive previste dalla Ue, quest'anno stiamo infatti andando fuori quota, con il rischio di pagare pesanti multe''.
A proposito della rateizzazione delle multe Catania ha aggiunto di voler ''sperare che gli allevatori che hanno dei problemi aderiscano alla rateizzazione che è la via piu' corretta per reinserirsi in un quadro di legalità''.
Sempre in tema riscossione delle multe sulle quote latte, Catania ha tenuto a precisare quanto in questo momento essa sia "rallentata da interventi legislativi fatti ancora fino al 2011, che hanno lasciato un quadro legislativo non organico". Chissà (ma il ministro di certo lo sa, e prende tempo) a che punto sono le indagini sulle malefatte degli apparati pubblici (in primis Agea e Izs di Teramo) a cui sono addossate responsabilità enormi nella gestione dell'anagrafe zootecnica e, per l'appunto, delle quote latte.
Il tutto, se osservato nel contesto delle non poche procedure d'infrazione rivolte all'Italia dalla Commissione Europea (illuminante il pezzo di Luigi Offeddu pubblicato ieri sul Corriere della Sera: l'Italia ne detiene il poco positivo primato con 135 nel 2011), ci fa apparire la tanta serenità e positività espressa in questi giorni dal ministro in vista del suo prossimo appuntamento con Ciolos quantomeno fuori luogo, se non addirittura grottesca.
8 dicembre 2012