Banda dell’agricoltura: nessuno lo accusa, ma il ministro si dichiara innocente

 Il tamtam della rete, all’interno dei gruppi di discussione frequentati da agricoltori e allevatori parla di oltre quattrocento suicidi registrati nella sola prima metà di quest’anno nel comparto, prevalentemente dovuti all’incapacità di sostenere tracolli finanziari per lo più dovuti a cause esterne alle aziende: dall’aumento esponenziale delle materie prime, alle pressanti tassazioni, alla remunerazione dei prodotti, mantenuta da commercianti e trasformatori, quasi sempre sotto la soglia delle spese. Suicidi di cui i media si guardano bene di parlare: lo fanno per la tranquillità nazionale, pare.

È a queste vittime che va il nostro pensiero, e la nostra rabbia, nel riportare la cronaca dei fatti, e le principali reazioni all’operazione della Guardia di Finanza che ha permesso di arrestare undici delinquenti un po’ speciali. Sì, perché i malfattori messi nel sacco martedì mattina dall’Operazione Centurione delle Fiamme Gialle non sono delinquenti comuni, bensì alti dirigenti e funzionari del Ministero delle Politiche Agricole, il direttore di uno dei consorzi più blasonati del globo terraqueo (del Parmigiano-Reggiano, ndr), un dirigente di un’associazione di categoria (Cia) e vari imprenditori del settore che con quelli avevano realizzato in diverse e ripetute occasioni progetti illegali e fraudolenti, tesi all’accaparramento di fondi pubblici destinati all’agricoltura. Fondi che, se gestiti altrimenti, avrebbero potuto salvare più di qualche azienda. E senza dubbio qualche vita umana.

 

Prima di passare alla cronaca dei fatti e ad alcune tra le reazioni registrate in questi giorni, quello che ci preme dire è che per questa gente non ci deve essere alcuno sconto, né penale né morale, né umano: criminali in giacca e cravatta che mai più dovranno tornare a compiere danni nel nostro martoriato Paese.

 

Il primo della lista, il più noto tra gli addetti ai lavori è senza dubbio il Cavalier Giuseppe Ambrosio (eh sì, Cavaliere di Gran Croce al Merito della Repubblica Italiana, conferita dal Capo dello Stato; e ora vedremo se qualcuno penserà bene di strappargliela dalla giacca, quella croce), direttore generale del Cra (Centro per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura) nonché capo della segreteria del sottosegretario Franco Braga (per inciso, il nome dell’operazione della GdF è stato ispirato dal nomignolo che Ambosio si è guadagnato in anni e anni di efferata carriera: “il Centurione”). Prima di passare a vedere gli altri “attori” di questa turpe vicenda, è interessante capire l’accusa: il comunicato ufficiale diramato dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma parla di “accuse di corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio, di turbata libertà degli incanti e di turbata libertà nella scelta del contraente”.

 

Oltre agli undici arrestati e per le stesse ipotesi di reato sono inoltre indagate altre trentasette persone, tredici delle quali risultano essere dirigenti e funzionari pubblici. “Contestualmente”, ha fatto sapere la Guardia di Finanza nel suo comunicato, “è stato eseguito nei confronti degli indagati il sequestro preventivo per equivalente di denaro e beni per un valore di oltre 22 milioni di euro, comprensivo di quarantatré tra terreni e fabbricati, dieci tra autoveicoli e motocicli e numerosi conti correnti, depositi titoli e polizze assicurative”.

 

Ammontano invece a trentadue milioni di euro i contributi statali illecitamente percepiti da alcuni imprenditori grazie alla corruzione dei funzionari del MiPAAF. Le indagini hanno consentito di accertare quello che le Fiamme Gialle hanno definito “un diffuso sistema corruttivo radicato (sottolineiamo: diffuso e radicato!, ndr) nell’ambito del MiPAAF, posto in essere sistematicamente e con modalità seriali (sistematicamente e con modalità seriali!, ndr) in occasione di erogazioni di denaro pubblico.

 

In pratica, i funzionari e i dirigenti del ministero nella vicenda si accordavano di volta in volta con degli imprenditori per l’erogazione di finanziamenti pubblici, per la stipula di contratti o per l’aggiudicazione di gare pubbliche in regime di favore (anche attraverso la predisposizione o la partecipazione pilotata ad alcuni bandi di gara), ricevendo in cambio compensi corruttivi di varia natura, a fronte dell’attività illecita prestata.

 

In questo modo i dirigenti e i funzionari del Ministero hanno infatti ottenuto somme di danaro in contanti e indebiti vantaggi patrimoniali, tra cui vacanze pagate all’estero, soggiorni presso lussuosi resort e centri benessere in Italia, stage e promesse (in genere mantenute) di posti di lavoro per parenti, amici e amanti, generi alimentari, oggetti di arredo di elevato valore e altro ancora.

 

“Ma vi è più”, spiegano al Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma: “i dipendenti del MiPAAF si erano accordati per “turnare” i vantaggi correttivi”, vale a dire che “laddove la misura ridotta del finanziamento pubblico non consentiva la retribuzione di tutti i pubblici ufficiali coinvolti, l’imprenditore provvedeva a soddisfare la richiesta di uno solo di essi con la certezza; per gli altri, di essere a loro volta soddisfatti alla prima occasione utile”.

 

Attraverso questa architettura criminosa, gli imprenditori coinvolti sono riusciti – dal marzo 2007 al maggio 2011 – ad aggiudicarsi denaro pubblico per la bella cifra di 32milioni di euro, per lo più relativi al finanziamento di iniziative di informazione e di comunicazione per la valorizzazione delle produzioni agricole nazionali, per la tutela della salute dei consumatori, per l’educazione alimentare e per le altre attività di interesse sociale.

 

Tra i bandi di gara che sono stati oggetto di queste truffe le Fiamme Gialle hanno ricordato “Food4U”, per la realizzazione di campagne di sensibilizzazione rivolte a scuole italiane ed europee sull’importanza di una consapevole alimentazione (€ 3.780.000) e “Frutta nelle Scuole”, finalizzato ad aumentare il consumo di frutta e verdura da parte dei bambini e ad attuare iniziative che supportino più corrette abitudini alimentari (oltre 13 milioni di €). Altri contributi pubblici sono invece serviti per finanziare iniziative quali “La Giornata Nazionale dell’Agricoltura” (€154.800) e “L’Asta Internazionale del Tartufo” (€ 263.210), quest’ultima attraverso la partecipata (al 100%) dal ministero Buonitalia SpA.

 

Questo sull’architettura generale del “diffuso sistema corruttivo radicato nel MiPAAF” – questa l’impressionante definizione coniata dalla Fiamme Gialle, che ci piace qui ribadire – “posto in essere sistematicamente e con modalità seriali in occasione di erogazioni di denaro pubblico”.

 

Sui dettagli dell’operazione, le persone coinvolte nei “favori” ricevuti e offerti a destra e manca, si rimanda alla lettura di questo articolo del quotidiano Italia Oggi e al comunicato stampa stesso della GdF Provinciale di Roma (pdf di 102kb, qui).

 

È interessante poi prendere atto qui delle dichiarazioni che il Ministro Catania ha rilasciato sulla vicenda, insistendo in una sorta di autodifesa che è apparsa quantomeno fuori luogo, quando ha assicurato che «il ministro vede poco o niente. Sarebbe impossibile seguire tutto». A proposito dell’attuale posizione professionale di uno degli arrestati – Giuseppe Ambrosio – Catania ha continuato a insistere dicendo che «sulla base del curriculum avrei dovuto conferire al dottor Ambrosio un incarico dirigenziale apicale e non l’ho fatto, anzi non gli ho conferito nessun incarico».

 

Tra le reazioni del mondo della politica, si sono registrati gli interessanti interventi del deputato del Pd Marco Carra che, ipotizzando dei coinvolgimenti di Ambrosio nella questione delle Quote Latte, ha esordito con un eloquente “Ride bene chi ride ultimo” (leggi qui) per poi sottolineare gli evidenti nessi che il ruolo di Ambrosio ha avuto con quella annosa storia.

 

Inoltre, e proprio per afferrare il ruolo che Ambrosio ha ricoperto nelle vicende più fosche delle Quote Latte, sarà utile la lettura di un articolo che “Italia Oggi” pubblicò nell’aprile di quest’anno. Che non ne debba sortire – c’è da augurarselo – qualche buon colpo di scena, prima o poi…

 

15 dicembre 2012

 

Ultim’ora –  A margine della complessa inchiesta si segnala il coinvolgimento di Gerardo Beneyton, presidente della Coopagrival e di Caseus Montanus, ente organizzatore delle Olimpiadi dei Formaggi di Montagna. Per l’ex politico valdostano l’accusa è di corruzione in atto contrario ai doveri d’ufficio (leggi qui)