Non si capisce bene se questo Governo – d’altronde come gli altri che lo hanno preceduto – abbia una qualche predisposizione ad accanirsi sul mondo agricolo e in particolare sulle aziende più piccole, che già faticano ad andare avanti, tra costi di gestione in continuo aumento, burocrazia sempre più complessa e normative in continuo divenire. Sta di fatto che l’ultima “trovata” se non verrà riveduta e corretta rischia di essere la goccia che fa traboccare il vaso per tante piccole realtà rurali.
E sì, perché “in sede di conversione del decreto sviluppo è stata inserita una disposizione che obbliga i piccoli produttori agricoli, quelli che non superano i 7mila euro di vendite nell’anno (una nullità!), a produrre l’elenco dei clienti e dei fornitori con cui hanno intrattenuto rapporti commerciali nel corso dell’anno” stesso.
A sottolinearlo, in una nota stampa di giovedì scorso, è la Cia (Confederazione Italiana Agricoltori), che sottolinea come si tratti di “un ulteriore adempimento burocratico, che comporterà costi aggiuntivi per tantissimi piccoli imprenditori agricoli, costretti a registrare tutte le fatture di acquisto e le autofatture di vendita e ad inviare per via telematica – con la necessità di essere assistiti adeguatamente – l’elenco di queste operazioni”.
“Non è accettabile”, conclude la Cia, “per il mondo agricolo questo nuovo orpello, e allo stesso modo appare molto discutibile la motivazione usata dal legislatore: la rintracciabilità delle produzioni non si controlla attraverso un adempimento fiscale, dove viene riportato il solo nominativo del cliente e del fornitore e non il prodotto agricolo e alimentare”. Per la confederazione agricola si è quindi ancora una volta di fronte ad uno strumento inefficace, “oltretutto dannoso per le centinaia di migliaia di piccoli imprenditori che saranno costretti a subire così un ulteriore abuso, senza una ragione” legittima. (asca)
22 dicembre 2012