C'è chi giura che in via Bellerio 41, a Milano, se l'aspettassero l'incursione – martedì scorso – da parte della Guardia di Finanza, impegnata ad indagare nell'annosa truffa e nei segreti di palazzo legati alle vicende delle quote latte. Una perquisizione, anzi due, se si considera che nella sede di Torino gli uomini delle Fiamme Gialle hanno fatto visita, sempre martedì, sequestrando – anche là – documenti tutt'ora al vaglio dei magistrati impegnati nell'indagine sui reati economici, come quello della bancarotta della cooperativa di allevatori "La Lombarda", che fu travolta da un buco di 80 milioni di euro.
Dopo le prime esagitate reazioni dei vertici leghisti, impegnati più nel ruolo di vittime che non nel capire di cosa si trattasse (si è parlato di fango mediatico e di un'azione a orologeria tesa a screditare il Carroccio nell'imminenza delle elezioni), è giunto finalmente giovedì il procuratore aggiunto Francesco Greco, capo del pool sui reati in ambito economico, a dissipare dubbi e voci infondate, affermando che nell'inchiesta "non c'è alcun politico o funzionario pubblico indagato per corruzione" e che, anzi, da parte dei vertici della Lega Nord ci sarebbe stata "ampia collaborazione".
In sostanza le indagini mirano a chiarire le responsabilità di quattro indagati tra gli ex amministratori della cooperativa, responsabili della bancarotta e il ruolo di due collaboratrici amministrative della Lega Nord (una della sede milanese, l'altra della sede torinese, ascoltate dal pm Maurizio Ascione, dopo che anche le dichiarazioni di Renzo Bossi, figlio del Senatur, erano state messe a verbale, ndr), implicate a titolo personale in quella vicenda. Dopotutto l’inchiesta sulle quote latte era partita proprio dalla bancarotta della cooperativa “La Lombarda”, il cui rappresentante legale, Alessio Crippa, fu condannato a cinque anni e mezzo per truffa. Da qui, allargando il campo delle indagini, gli inquirenti sono giunti a investigare anche sul fronte piemontese, per presunti episodi corruttivi, ancora in fase di accertamento.
A tale proposito risultano eloquenti le accuse dei consiglieri di minoranza, registrate in Regione Piemonte nella giornata di mercoledì, e che tornano a puntare il dito contro gli anomali atteggiamenti manifestati già in passato dai vertici del Carroccio in materia di quote latte. Tra queste, le dichiarazioni dell'esponente del Pd Beniamino Placido, sottolineano come "le perquisizioni della Guardia di Finanza nelle sedi della Lega Nord gettano una luce ancora più grave sulla decisione assunta nel 2011 dall'Assessore Claudio Sacchetto e dalla Giunta regionale di rinunciare alla costituzione di parte civile nel processo relativo alle quote latte".
"Allora", ha insistito Placido, "denunciai, facendo anche un esposto alla Corte dei Conti, come quella decisione avrebbe causato un danno di circa 200 milioni di euro alle casse regionali per mancati introiti". In merito alla vicenda passata, tornata attuale secondo l'opposizione, Placido aggiunge come fossero da subito chiare le "motivazioni esclusivamente politiche che stavano alla base della rinuncia della richiesta di risarcimento nei confronti dell'ex-europarlamentare leghista Giovanni Robusti e degli altri condannati".
Purtroppo, e siamo qui a notarlo per l'ennesima volta, un ambito come quello delle quote latte, torna di nuovo alla ribalta per fatti di cronaca giudiziaria, muovendo un'infinità di personaggi a dichiarazioni di comodo, di parte se non quando fuori luogo (i media ne sono stati tempestati in questi ultimi due giorni). A rinfrancarci però sono giunte quelle (limpide e ristoratrici come acqua di fonte) di Oscar Giannino, leader del movimento "Fermare il declino" e candidato anch'egli alle prossime elezioni, il quale, ieri, ha voluto sottolineare tramite le agenzie di stampa come "Qualsiasi decisione in merito alla riscossione dei tributi agli allevatori deve essere subordinata alla piena chiarezza su queste vicende".
Nella sua intervista Giannino – che chiede un'indagine vera, definitiva e risolutiva – ha anche ricordato come lo stesso Giuseppe Ambrosio, ex dirigente del nostro ministero agricolo, da poco più di un mese in carcere per truffa, lasciò intendere al colonnello dei Nac Marco Paolo Mantile (che stava indagando sull'Agea) come i prelievi agli allevatori non fossero altro che l'inevitabile prezzo da pagare per non sbugiardare di fronte all'Unione Europea l'intero sistema italiano di gestione delle quote latte".
Per leggere l'intervista ad Oscar Giannino clicca qui.
19 gennaio 2013
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