Presentazione, lancio, qualche timida vendita e poi l’oblio. È la parabola, rapida e ingloriosa che in poco più di quattro anni ha caratterizzato la vita di “Colossella”, marchio nato per offrire ai produttori di latte di bufala del Lazio e ai loro trasformatori l’opportunità di prendere le distanze dalla Mozzarella di Bufala Campana Dop, pesantemente investita allora dall’ennesimo scandalo-diossina.
Solo il marchio potrebbe a questo punto salvarsi, ma nessun futuro sembra ormai esserci per il consorzio di tutela, nato a garanzia dello stesso e inaugurato il 2 aprile del 2008 (qui la nostra cronaca di allora) dal presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo e dall’assessore all’agricoltura Daniela Valentini, col dichiarato obiettivo di contrastare la crisi delle mozzarelle alla diossina scoppiato nel marzo di quell’anno nel casertano. Una crisi che finì col portarsi dietro tutti gli attori della mozzarella Dop, campani, pugliesi e laziali, tra cui gli allevatori del frusinate e dell’Agro Pontino, nonostante l’ottima qualità del latte di quelle parti.
Il prezzo dell'”oro bianco”, come già allora era definito, crollò inesorabilmente. Fu così che il Consiglio Regionale del Lazio decise di dare il suo sostegno, e inaugurò prima il marchio Colossella e, successivamente, il 26 giugno del 2008, il Consorzio di tutela (primo presidente Salvatore Rinna di Amaseno) riunendo, attorno a quel progetto allevatori, caseifici, organizzazioni sindacali, professionali e di categoria e mondo della cooperazione, ma anche consiglieri regionali, presidenti delle Province, assessori e sindaci dei trentasette comuni dell’Agro Pontino e del frusinate dove si produce la mozzarella di bufala nel Lazio.
Mercoledì scorso l’atto finale: l’ultimo presidente del Consorzio, Giovanni Battista Andriollo, ha riunito, presso lo studio notarile Riccardelli di Latina, tutti i soci per discutere e approvare lo scioglimento anticipato dell’ente di tutela, e la sua messa in liquidazione. Di tutti gli sforzi fatti dalla Pisana che pure volle una grossa campagna pubblicitaria per lanciare i prodotti Colossella, ora potrebbe perciò salvarsi solo il marchio. Il latte torna senza alcuna diversa prospettiva ai trasformatori Francia e Mandara, che fanno il prezzo. I ricavi non coprono le spese agli allevatori, che uno dopo l’altro chiudono i battenti. In pochi, pochissimi si salveranno (non senza le difficoltà che il mercato oppone loro), trasformando la propria materia prima, per lo più in realtà cooperative.
2 febbraio 2013