Il mese caldo del ministro, tra diktat agli allevatori e campagna elettorale

 Un Mario Catania sempre più fortemente impegnato nella propria campagna elettorale nelle liste dell’Udc (candidato in tre importanti circoscrizioni agricole: Piemonte, Veneto, Campania), sta alternando in questi giorni azioni istituzionali alle attività di partito, e tra le une e le altre davvero si rischia di non capire più cosa stia facendo su un fronte e cosa sull’altro. Da molte parti, politiche e non, sono piovute critiche nelle ultime ore nei suoi confronti, per le tante profferte di contributi e indennizzi che, dopo anni di stallo, starebbero per essere concessi proprio adesso.

«I decreti sullo stato di calamità per i risarcimenti alle aziende agricole che sta firmando da oltre un mese il ministro Mario Catania sono assegni scoperti», vale a dire che oltre le promesse il nulla, semplicemente perché non ci sono fondi. È questa l’accusa dei deputati in Commissione Agricoltura della Camera Susanna Cenni, Massimo Fiorio, Luca Sani e Carlo Emanuele Trappolino, che hanno formalizzato la loro denuncia in una interrogazione parlamentare.

 

«In questi ultimi giorni», spiegano i quattro esponenti del Pd, «il ministro dimissionario e candidato con l’Udc Mario Catania, ha firmato ben dodici decreti che prevedono l’attivazione del Fondo di solidarietà nazionale per i danni alle colture, alle aziende ed alle infrastrutture connesse alle attività agricole» (siccità, inondazioni, danni da cinghiali e ungulati). Questi provvedimenti riguardano trentacinque province e dieci regioni (Piemonte, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Toscana, Umbria, Lazio, Campania,  Puglia, Calabria) e andrebbero a sanare, cosa altamente anomala, anche eventi recentissimi quali le esondazioni di fiumi in Toscana, del novembre scorso.

 

Mentre questo accade, e in rete piovono strali per la strumentalizzazione che sottenderebbe ogni decisione presa in ambito agricolo, ecco che da Bruxelles, arriva anche il monito – ad opera di un Catania in versione globetrotter – a produrre meno latte, pena ulteriori pesantissime multe.

 

Il ministro per le politiche agricole si è infatti raccomandato, pochi giorni fa, rivolgendosi agli allevatori, affinché «non superino la propria quota individuale di produzione. È fondamentale evitare», ha dichiarato all’Ansa Catania, «l’applicazione delle sanzioni: siamo ancora in tempo per farlo, se i produttori fanno una correzione nei volumi di produzione in questo finale di campagna. Sappiano che probabilmente non ci saranno possibilità di compensazioni con produttori rimasti sotto quota».

 

Una curiosità rimane, non risolvibile: davvero non si capisce come, nel breve volgere di qualche mese, gli allevatori dovrebbero passare a produrre di meno. “Forse”, scrive uno degli interessati, esasperato, su Facebook, “ammazzando vacche, producendo latte in nero (il tono, ovviamente, gioca sul paradosso) o prendendo quote in affitto, che i dirigenti sindacali hanno tanto bisogno di mediazioni”.

 

2 febbraio 2013