È da lunedì scorso che l'AgenParl – Agenzia stampa Parlamentare, specializzata da anni nelle cronache del "Palazzo" – continua a sfornare note riguardanti l'"affaire" quote latte, questione purtroppo astrusa per i più ma che offre a chi sappia guardarla con competenza un crudo spaccato sulla gestione delle normative europee e dell'amministrazione pubblica, sui poteri della politica e su un mondo – quello degli allevatori – vessato sino all'esasperazione. Ed al suicidio.
Alle note di agenzia che da principio (lunedì 11, martedì 12) ci avevano lasciato interdetti, in quanto tutte riferite a fatti accaduti mesi ed anni fa (le agenzie in genere si occupano di attualità quotidiana), si sono susseguiti prima una bella e gradita "sorpresa", vale a dire la "madre" di tutte le registrazioni ambientali di questa pessima storia (clicca qui per ascoltarla, 35'), tra l'allora ex capo di gabinetto del Mipaaf Giuseppe Ambrosio (oggi finalmente affidato alle patrie galere per corruzione, per atti contrari ai doveri di ufficio, turbata libertà degli incanti e turbata libertà nella scelta del contraente) e il tenente colonnello Marco Paolo Mantile (ex vice comandante dei Nac, Nuclei Antifrodi Carabinieri) e poi una serie di notizie di più stringente attualità (giovedì 14, venerdì 15), finalmente, che proiettano un nuovo squarcio di luce sull'auspicata prospettiva di un chiarimento definitivo sulla vicenda.
Tra queste, la notizia che più lascia sperare i cittadini onesti e gli amanti della legalità, è quella secondo cui diversi Tribunali in più regioni d’Italia avrebbero avviato inchieste per riesaminare l’annosa questione delle “quote latte”, alla luce della recente pubblicazione di articoli apparsi su quotidiani ed agenzie nazionali. "Da tempo", si legge nella nota di AgenParl, "i produttori hanno raccolto in modo capillare argomenti di difesa, sui quali potrebbero attuarsi procedure di indagine da parte di diverse magistrature che stanno attualmente vagliando i documenti e gli articoli. Inoltre sono state respinte diverse richieste di archiviazione, sia relativamente a singole aziende, sia dei gruppi di produttori che hanno ricorso in modo associato".
Attualmente sarebbero una cinquantina le Procure della Repubblica ad aver avviato le indagini, trenta delle quali hanno delegato i casi ai Carabinieri, al fine di assumere ulteriori elementi in caso di un nuovo avvio di giudizio. Probabilmente siamo solo agli inizi, e ancora ci vorrà del tempo, ma l’"argomento quote" che la burocrazia dell’Ue chiuderà nel 2015, nel nostro Paese è ancora attualissimo e fonte di incandescenti scontri verbali sia in sede parlamentare che in sede extragiudiziale.
«Sulla vicenda delle quote latte», ha dichiarato ieri il deputato dell’Idv Ignazio Messina, «non possiamo accettare quello che ci hanno raccontato il ministro Catania e i suoi predecessori, né possiamo sopportare quanto risulta dalle intercettazioni ambientali, nelle quali il capo di gabinetto del ministro dell’Agricoltura del tempo, dottor Ambrosio – arrestato per il coinvolgimento in un'inchiesta per corruzione – lasciava intendere al colonnello Mantile che ormai era tardi per fare chiarezza su questa vicenda».
«Gli allevatori», ha proseguito Messina, «hanno il diritto di sapere a chi va ascritta la distruzione del comparto lattiero nazionale. È impossibile comprendere come a fronte di commissioni di indagine presiedute da alti ufficiali delle forze di polizia, e concluse da una articolata relazione dei Carabinieri sia stato possibile che in pochi giorni l’attuale ministro potesse liquidare il tutto come "irrilevante"». «Gli allevatori che si sono indebitati per comprare quote», ha concluso il deputato dell'Idv, «quelli che stanno pagando pesanti rateizzazioni, quelli inseguiti da Equitalia per le multe vogliono sapere se hanno ragione i Carabinieri e la Guardia di Finanza o se ha ragione l’apparato ministeriale che, con la complicità di Agea, ha gestito i dati».
16 febbraio 2013