“In Sardegna latte e latticini non saranno solo sinonimo di pecora”. È con questo incipit che la principale agenzia stampa italiana – l’Ansa – ha dato notizia giovedì scorso dell’ennesima operazione che convoglia milioni di euro (cinquanta per la precisione) verso un progetto industriale, laddove un’infinità di piccole aziende rurali, dell’isola e non solo, languono in una situazione di mercato che appare senza vie di uscita.
“La capra”, prosegue la nota stampa, “si prepara a conquistare la ribalta e una fetta consistente di mercato. Questo grazie anche ad un intesa, firmata fra Cis, Banca di Credito Sardo e Amalattea, leader nazionale del settore caprino, che dà il via alla rete d’imprese per il latte caprino sardo dodici mesi l’anno (ma come si sa, il ciclo di lattazione naturale della capra è di otto mesi)”.
A detta dell’Ansa sarebbe stata “innovata la qualità, con un sapore anche meno forte, e un livello standard buono grazie anche all’inserimento di una razza spagnola”.
«Un’opportunità di crescita occupazionale e di rilancio dell’agroalimentare di qualità in un momento in cui questo latte è in controtendenza rispetto agli altri settori, e vive un momento di grande fulgore», ha affermato l’amministratore delegato di Amalattea, Maurizio Sperati.
Il progetto coinvolge dodici nuovi allevamenti creati per incrementare la produzione: fra questi c’è anche la cooperativa sociale Ponte di Paolo Laudicina, che opera a Sant’Antioco in un progetto di reinserimento sociale dei detenuti, ma tra i soci si fa notare la presenza della Isa SpA, presentata come una società governativa del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari. «Proponiamo», ha proseguito Sperati nel presentare l’iniziativa, «contratti d’acquisto a cinque anni con prezzo minimo garantito fra i 62 e 65 centesimi al litro e investimenti di qualità».
La produzione, prevista in otto milioni di litri di latte all’anno, consentirà alla Amalattea di escludere l’acquisto di latte da produttori esteri per soddisfare una domanda rivolta al mercato nazionale. «Ma perché ciò accada», ha concluso l’amministratore delegato dell’azienda, «occorrono strutture ed infrastrutture, private e pubbliche, per rilanciare una filiera agricola recentemente trascurata che deve essere ammodernata».
«Il fine del progetto», ha spiegato Giuseppe Campus di Obiettivo Impresa, «è quello di rilanciare la filiera del caprino» che attualmente vede «2,5 milioni di tonnellate di latte prodotti in Sardegna, 30 milioni in Italia, 700 in Francia, 200 in Olanda».
16 marzo 2013