Sarà che le vendite sono in flessione, tanto per l’erborinato più venduto d’Italia, quanto per tutte le altre Dop italiche (tiene solo l’export), sarà che “la legge è legge e va rispettata”, ed eccoci ancora una volta ad un’azione legale lanciata dal Consorzio di tutela del Gorgonzola contro l’ennesimo piccolo produttore che, ingenuamente, ha avuto l’ardire di usare il termine “gorgonzola” per un suo formaggio di capra.
A pagarne le conseguenze è un’azienda della provincia di Varese (un’altra nel bellunese mesi fa) che si è permessa di proporre in vendita online i suoi prodotti, tra cui il cacio che tanto deve aver irritato i querelanti. Nella promozione del prodotto non sono stati utilizzati marchi appartenenti a terzi né si è fatta allusione al vero Gorgonzola. Si è voluto solo significare la tipologia casearia di appartenenza attraverso un termine più familiare al grande pubblico rispetto a tanti altri. Tutti capiscono cosa sia un formaggio “tipo gorgonzola”, mentre molti si trovano disorientati di fronte a termini quali “blu” o “erborinato” (lo diciamo per esperienza: la gran parte della gente crede che un erborinato sia un formaggio con aggiunta di erbe, ndr). Allo stesso tempo nessuno potrebbe pensare che un “gorgonzola di capra” sia un Gorgonzola.
Ma tant’è: come accennavamo all’inizio, al mondo c’è gente convinta che “la legge è legge e va rispettata senza se e senza ma” (anche se i piccoli produttori sono in grande difficoltà, e se una causa legale può portarli alla chiusura) e c’è chi invece pensa che l’esercizio del buonsenso sarebbe un punto di merito per vivere meglio una posizione peraltro dominante sul mercato (e dominante anche perché ben foraggiata dal denaro pubblico).
Sul contendere in atto, secondo quanto riportato dal quotidiano La Provincia di Varese giorni fa, il processo sarebbe stato addirittura impostato sulla contraffazione e non sull’uso illecito di una denominazione protetta, e questo perché il Gorgonzola per essere tale va prodotto con latte vaccino. Il dibattimento è stato fissato per il prossimo luglio. Nel frattempo tanti altri che propongono impunemente i loro erboranti come “gorgonzola” sono avvisati: i rischi aumentano (il reato di contraffazione è severamente punito, anche e più a chi usi latte di origine certa – il proprio – che incerta: dipende, evidentemente, dalle dimensioni dell’azienda, ndr), ma se solo a luglio il piccolo produttore varesotto (che a noi sta simpatico per la sua ingenuità, un po’ naif) ne uscirà scagionato, allora sarà un bel veder fiorire “gorgonzola-non-gorgonzola” in ogni dove.
Nel frattempo, chi avesse voglia di capire le dimensioni della cosa (a quante aziende il suddetto consorzio dovrebbe fare causa, forte della sua posizione dominante?, ndr), cerchi su Google “gorgonzola di capra”, “gorgonzola di pecora” (e persino di bufala!) o “tipo gorgonzola” avrà di che leggere per ore. E qualche spunto in più per considerare il ruolo e l’importanza dei consorzi in Italia: molto simile a quello delle Provincie; speriamo solo che l’esempio che arriva dalla Sicilia prenda presto piede in altre regioni e in altri àmbiti. Se non altro per evitare che dei piccoli ingenui produttori siano trattati alla stregua di criminali incalliti.
23 marzo 2013