Ancora turbolenze all’interno e attorno al mondo del Parmigiano Reggiano. Mentre la data della prossima assemblea generale del consorzio di tutela si avvicina, e dopo le voci levate contro il conflitto d’interessi del presidente Alai (leggi qui), un vero e proprio fulmine a ciel sereno giunge a portare ulteriore scompiglio ad una realtà già duramente provata da mille questioni, interne ed esterne. A scatenarlo è il consigliere regionale del Pdl Fabio Filippi, che mercoledì scorso ha indirizzato alla Giunta dell’Emilia-Romagna un’interpellanza sul progetto per un nuovo impianto di stagionatura di dimensioni-monstre, in provincia di Reggio Emilia, in grado di ospitare 500mila forme (il 50% circa della produzione reggiana), di cui davvero – è voce di popolo – non si sentirebbe affatto la necessità.
Il dubbio strisciante tra i produttori e gli allevatori è sui perché dell’operazione che porterà ad una tale concentrazione, di certo assai onerosa per chiunque la volesse promuovere. La produzione complessiva di Parmigiano-Reggiano trova già il necessario spazio nei non pochi locali esistenti, quindi della struttura in sostanza non ce ne sarebbe bisogno, e allora, si chiedono in molti, perché? E, soprattutto, per chi?
Fabio Filippi, consigliere regionale del Pdl ha fatto sue queste istanze indirizzando alla giunta regionale un’interpellanza sulla vicenda del nuovo impianto di stagionatura. «La Nuova Castelli» (azienda a cui apparterrebbe il nuovo manufatto, ndr), asserisce Filippi nella sua mozione, «società leader nel settore dell’export di formaggi e di pesce, da recenti visure ha fra i propri soci la famiglia Dante Bigi (al 43%) e Tavole Emiliane (al 25%), a sua volta partecipata da Parco, Unieco e Ccfs di Legacoop e alcune latterie sociali, oltre ad altri soci, in un reticolo di partecipazioni che arriva a società operanti anche in Paesi stranieri».
«Fra le varie società estere», continua Filippi, «spicca la presenza di un’azienda ungherese, la Magyar Sajt Kft, che si occupa di prodotti lattiero-caseari, partecipata al 100% da un’azienda mantovana riconducibile in termini di quote societarie a “Itaca Società Cooperativa”. Il 1 aprile 2010 è stata fondata a Budapest la Società a responsabilità limitata Magyar Sajt Kft, la cui principale attività consiste in “prodotti lattiero-caseari di produzione”. Dalla visura della Magyar, per quanto riguarda i soci, compare il solo nome della Cheese Company Srl, azienda italiana con sede a Moglie (Mantova). Socia al 20% della Cheese Company Srl è la Nuova Castelli SpA, a sua volta socia per il 27% circa di Sofinc SpA della quale la società “Itaca Società Cooperativa” è proprietaria per il 36,42%.
In questo complicato artificio di scatole cinesi emergerebbe un particolare assai interessante: il presidente della società “Itaca Società Cooperativa”, fino a poco tempo fa era proprio Giuseppe Alai, presidente in carica del Consorzio del Parmigiano-Reggiano. E proprio sull’attuale presidente peserebbe, alla luce dell’eventuale carica ricoperta in seno alla società “Itaca Società Cooperativa”, il dubbio di una presunta incompatibilità e ineleggibilità, ai sensi dell’articolo 37 dello statuto consortile, il quale prevede che “è causa di ineleggibilità e di incompatibilità con la carica di consigliere del Consorzio, e ne determina la decadenza se eletto, lo svolgimento da parte del candidato (sia in Italia che all’estero, sia personalmente che a mezzo di aziende riconducibili al candidato stesso) dell’attività di produzione di prodotti appartenenti alla stessa tipologia merceologica del Parmigiano-Reggiano e con questo comparabili e/o concorrenti”.
In molti inoltre insinuano che Alai (che è anche presidente della Confcooperative-Unione Provinciale di Reggio Emilia), in qualità di presidente della Banca Reggiana, sarebbe facilitato come pochi altri nell’accesso al credito. Questi e altri assai consistenti argomenti danno all’interpellanza di Filippi il senso dell’iniziativa, nata «per tutelare i contadini e i tanti produttori di Parmigiano-Reggiano», ha precisato l’ufficio stampa del consigliere pidiellino. «Abbiamo presentato al presidente della Giunta Regionale un atto ispettivo, per sapere se condivida le preoccupazioni del mondo agricolo reggiano e quali provvedimenti intenda assumere per tutelarlo, nell’eventualità che il mega-magazzino venga realizzato, per evitare che possano essere stoccati e stagionati prodotti provenienti da produzioni estere, in grado di innestare una forte concorrenza con i produttori locali e se abbia valutato il rischio finanziario che queste società estere eludano parte delle imposte destinate all’erario italiano e alla Regione, in particolare l’Iva».
L’interpellanza del consigliere Fabio Filippi è scaricabile cliccando qui (pdf, 94kb)
23 marzo 2013