25 febbraio 2009 – Ebbene sì, a volte ritornano. Non è il titolo di un film horror, anche se un non so che di incredibile questa storia ce l’ha, ovvero ce l’avrebbe se non fossimo in Italia. Calisto Tanzi, settanta primavere compiute, ex patron della Parmalat, con un buco di quattordici miliardi di euro alle spalle, un’orda di consumatori turlupinati con azioni di cartastraccia e sei anni di lontananza dalle stanze dei bottoni, torna a governare un’azienda nello stesso settore in cui ha compiuto disastri: quello alimentare.
Stavolta il latte sarà lontano dal core business dell’ex industriale, o almeno ne sarà parte marginale, visto che la nuova realtà sfornerà dolciumi, e in particolare muffin, dolcetti d’origine anglosassone che tanto per cominciare saranno destinati – pare proprio – al mercato del Nord America.
Ma com’è possibile che un uomo condannato due mesi fa a dieci anni di reclusione (condanna non eseguita per limiti di età) a seguito di un crack finanziario di dimensioni imponenti possa ritornare in attività? La risposta ce la offrono in questi giorni sia La Stampa di Torino che il sito web delLa Repubblica, che svelano alcuni dei retroscena di questa faccenda, in cui sarebbe implicato almeno un componente della famiglia Cocconi, proprietaria dell’omonimo e storico caffè parmense.
Che si tratti di una copertura ricercata da Tanzi per tornare a vivere un’esperienza industriale oppure che sia solo una consulenza resa dall’ex magnate del latte a un artigiano con mire espansionistiche, poco conta. La sostanza è che per un Tanzi che si muove cento giornalisti sono ancora pronti a mettersi alle sue calcagna, per scrutare, ipotizzare, raccontare quello che si può e quello che è lecito ritenere possibile. Dopotutto è una questione di domanda e di offerta mediatica: decine di migliaia di risparmiatori (in cui milioni di italiani si riconoscono) sono rimasti scottati dai famigerati bond Parmalat, per cui i “rumori” sulla nuova impresa del bancarottiere non potrà non continuare a interessare nel tempo.
Da quanto riferiscono le fonti, la nuova azienda, di cui non è ancora noto il nome, avrebbe un’unità produttiva a sud del capoluogo parmense, a un tiro di schioppo dalla bella villa dei Tanzi, ed è proprio lì che non pochi testimoni giurano di aver visto spesso e di prima mattina l’ex industriale recarsi a bordo di un’utilitaria per raggiungere gli uffici direzionali.
I cronisti, a caccia di riscontri testimoniali da oltre un mese, non hanno risparmiato neanche i muratori che ancora sono impegnati nel nuovo stabilimento, secondo i quali la fabbrica sarebbe vicina ad avviare la produzione.
In attesa che su questa vicenda si diradino le nebbie della prima ora, i diretti interessati sembrano intenzionati o a raccontare il minimo indispensabile o a negare l’evidenza dei fatti: mentre i fratelli Cocconi si trincerano dietro comprensibili “no comment”, uno dei legali di Tanzi, Giampiero Biancolella, assicura che si tratterebbe solo di “una piccola consulenza” che impegnerebbe il cavaliere per qualche ora al giorno. Giusto il tempo necessario per rimettere in moto la sua voglia di fare. Producendo – pensate – dolciumi americani per il mercato Usa, in quel di Parma. Una nuova avventura in stile Tanzi sta per cominciare. Chissà che il mercato più ambìto del mondo non sappia offrirgli i successi che non ha trovato in Italia…