Non era latte in polvere? La latteria novarese si discolpa

 “Il nostro formaggio è composto di latte fresco, sale e caglio; non c’è traccia di latte in polvere nel nostro stabilimento”. È con queste parole, e per discolparsi dalle pagine del quotidiano locale “Il Corriere di Novara“, che mercoledì scorso, a ventiquattr’ore dalla notizia dell’illecito di cui sono accusati (sabato 13 il pm di turno aveva convalidato il recente sequestro operato dai Nas di Torino di due quintali e mezzo di latte in polvere), i responsabili del caseificio incriminato sono venuti allo scoperto. A riconferma del fatto, la notizia è stata ripresa e non smentita giovedì 18 sia dal quotidiano web Torino Cronaca che dal quotidiano La Stampa di Torino nella sua edizione novarese. 

L’accusa che i carabinieri rivolgono all’azienda e che ancora rimane in piedi nonostante le smentite del caseificio (a detta delle maggiori agenzie stampa – Adn Kronos, Ansa e Asca – che desumono le informazioni direttamente dalle forze dell’ordine) e per cui i militari hanno denunciato il legale rappresentante dell’azienda indagata, è quella di “frode in commercio, per aver prodotto formaggi Dop (si parla di Gorgonzola ma anche di Toma Piemontese e di Taleggio) utilizzando latte in polvere”, secondo un procedimento che in Italia è vietato da circa quarant’anni.

Secondo l’azienda (che ha sede a Cameri, in provincia di Novara) e i suoi legali si tratterebbe di un clamoroso equivoco in quanto quello sequestrato non sarebbe latte in polvere bensì terreno colturale anidro, esente da antibiotici (sarebbe composto da lattosio, proteine del latte, sali minerali ed estratto di lievito, ndr), “solitamente utilizzato”, hanno dichiarato gli interessati, “per ottenere fermenti lattici ad uso lattiero caseario”.

 

Esprimendosi in merito all’accaduto e trascurando le tesi addotte dagli accusati, il presidente di Federconsumatori Rosario Trefiletti non ha usato mezzi termini, dichiarando che «si tratta di una vera e propria truffa, che ha fruttato ingenti guadagni ai suoi ideatori: il latte in polvere ha infatti un costo notevolmente inferiore (si calcola un 90% in meno, ndr) rispetto a quello fresco». «Siamo convinti però», ha aggiunto Trefiletti, «e lo ripetiamo da anni, che non sia sufficiente colpire i singoli casi; è fondamentale predisporre una normativa più stringente e rispettosa del sacrosanto diritto che i cittadini hanno di conoscere ciò che mangiano».

 

La nostra intervista ad AssoPiemonte

Dal canto nostro, dopo aver richiesto una breve intervista sia al Consorzio di Tutela del Gorgonzola Dop (il prodotto di punta del caseificio oggetto dei provvedimenti), che non ha risposto, sia ad Assopiemonte (l’ente preposto alla promozione delle Dop piemontesi), abbiamo ricevuto una risposta dal direttore di questo secondo ente, Roberto Arru, redatta su carta intestata del Consorzio di Tutela della Toma Piemontese. Qui di seguito, per completezza d’informazione, riportiamo le nostre domande e le gentili risposte del dottor Arru, pur notando però che non tutte le questioni da noi sollevate hanno trovato una calzante replica:

 

Domande QualeFormaggio

1. Gli enti preposti al controllo delle frodi e al rispetto dei disciplinari di produzione hanno mai accertato casi analoghi in passato?

2. Quali sanzioni verranno prese dai consorzi di cui questi caseifici sono soci?

3. La frode di uno si rifletterà sull’immagine di molti: quali azioni intendete intraprendere per contrastare un probabile calo delle vendite?

4. Se i consumatori sapessero il/i nome/i delle aziende implicate in vicende come questa, forse il danno indiretto per terzi produttori onesti (invero la stragrande maggioranza!) si ridurrebbe di molto. Perché questo riserbo sugli autori delle frodi? Pensate di mantenerlo anche voi (basterebbe forse comunicare l’espulsione dal consorzio e indicarne i nomi, o no?), come gli inquirenti stanno facendo?

5. Come dovuto, avete facoltà di aggiungere altri vostri punti di vista

 

Risposte del Consorzio di tutela della Toma Piemontese Dop

1. Non ci risulta che vi sia alcuna produzione fraudolenta né tantomeno truffa riguardante l’utilizzo di latte in polvere quale sostitutivo del latte fresco di raccolta;

2. Ai sensi del decreto legge 109/92 e successive integrazioni concernente l’etichettatura, non vi sono obblighi di sorta riguardanti il dovere di indicare in etichetta l’utilizzo di fermenti lattici, anzi, all’articolo 7 viene espressa specifica esenzione;

3. Inoltre dalle informazioni acquisite non ci risulta che vi sia alcuna contestazione riguardante il Toma Piemontese dop;

4. Per rispetto alla magistratura preghiamo di evitare di trarre conclusioni affrettate basate su articoli di giornale;

5. Al momento e, fino a prova contraria, manifestiamo la nostra totale solidarietà nei confronti del Consorzio del Gorgonzola dop e dei suoi soci.

 

La nostra redazione resterà vigile sugli sviluppi della vicenda, pronta a comunicare l’epilogo della vicenda dopo che le necessarie verifiche di laboratorio verranno esperite dai laboratori di analisi incaricati dalle autorità giudiziarie.

 

21 aprile 2013