Troppe critiche: il consorzio della bufala dop convoca una conferenza e grida al complotto

 Ancor prima che termini, già si può affermare, senza timore di smentita, che questo giugno 2013 è stato e rimarrà a lungo uno dei mesi più caldi per il comparto bufalino italiano. O, per essere più precisi, per quel che rimane del mondo della Mozzarella di Bufala Campana Dop: una realtà che non riesce più a nascondere le drammatiche lacerazioni interne tra caseifici grandi e caseifici di medie e piccole dimensioni (i residui, dopo che molti sono fuoriusciti dal consorzio, soprattutto negli ultimi anni) e, ancor più tra caseifici e allevatori. 

Un giugno iniziato male per l'immagine del comparto, con un clamoroso caso di brucellosi (ma anche di frode alimentare, visto che col latte contaminato erano state prodotte e immesse sul mercato mozzarelle; leggi qui la nostra cronaca del 2 giugno) e che era proseguito con aspre polemiche tra due fronti contrapposti: da una parte il consorzio, dall'altra alcune associazioni del mondo agricolo. Tema del contendere, l'ultima assemblea dei soci dell'ente e le modifiche al disciplinare volute dai caseifici industriali. Polemiche che erano a loro volta state seguite da un altro "strappo": quello delle realtà del Basso Lazio e del foggiano, che avevano risposto alle dichiarate intenzioni dell'assessora agricola regionale Donatella Nugnes (di voler garantire ai consumatori un sistema di tracciabilità interregionale degno di questo nome) con la minaccia della secessione (vedi qui il nostro articolo del 9 giugno).

 

Bene, come se tutto questo non fosse bastato, e mentre il Consorzio era impegnato sull'altro fronte sempre attivo (quello della promozione, mai più di oggi necessaria per tenere a galla l'immagine pubblica del prodotto), con la sponsorizzazione del Premio cinematografico Davide di Donatello e l'annuncio della partecipazione al prossimo Taormina Film Fest, la tv, che col mondo del cinema è in eterna competizione, ha prodotto il grottesco: mettendo la classica ciliegina sulla torta di questo tempus orribilis, con una delle più illuminanti puntate di "Servizio Pubblico Più", la trasmissione di Michele Santoro, ospitata dall'emittente La7 e rilanciata in streaming video anche dal Fatto Quotidiano.

 

Con buona pace di qualche giornalista di parte, arrivato ad accusare la trasmissione di essere stata costruita con l'intento di danneggiare il comparto, il servizio, intitolato "La vera bufala" (ne consigliamo la visione, cliccando qui), appare confezionato secondo i canoni della corretta informazione, che dà la parola a decine di protagonisti, sentendo le varie campane e portando le proprie telecamere persino nell'assemblea del consorzio (evidentemente col consenso dello stesso). Intervistando tanto i produttori industriali quanto quelli artigianali, scendendo poi in mezzo agli allevatori ad ascoltare il loro forte disagio, e chiedendo ad un cuoco stellato come Gennaro Esposito alcuni pareri, rivelatisi illuminanti (sulla superiorità della produzione artigianale, sull'inferiorità della mozzarella di bufala da latte congelato e sulla necessità, nell'usare una tale materia prima, di "dirlo ai consumatori" come quella bufala sia stata fatta) per capire come la sostanza delle previste modifiche al disciplinare stia fortemente a cuore ai grandi caseifici (lo dichiara serafico Giuseppe Mandara nel servizio: «…ci devono consentire», dice testualmente, «che i latti dop li possiamo lavorare anche congelati; anche per i prodotti dop») e non certo ai piccoli o tantomeno ai consumatori.

 

Grandi caseifici, forti nell'avere la maggioranza assoluta dei voti (il sistema delle Dop distribuisce nella sede assembleare il peso dei voti di ogni singola azienda in ragione dei volumi produttivi) per legittimare quello che legittimo affatto non è (la congelazione del latte in un prodotto Dop: ma quando mai?). A questo punto la domanda appare d'obbligo, nella prospettiva che proprio il latte congelato venga usato in futuro e alla luce del sole (per chi non se ne fosse accorto, i disciplinari dei marchi di protezione sono modellati sulle esigenze degli industriali): quale consumatore vorrebbe un prodotto Dop lavorato a 60 ore dalla mungitura e con latte non fresco?

 

Cosa ci riserverà quindi il futuro di questo caotico scenario? Com'era prevedibile, il consorzio scenderà in campo già domani, 25 giugno, per contestare e contrastare la forza persuasiva della tv. Lo farà a Roma, nella sede dell'Aicig (Associazione Italiana Consorzi Indicazioni Geografiche), in una conferenza stampa (leggi qui) convocata d'urgenza e retoricamente intitolata "Chi ha paura della Mozzarella di Bufala Campana Dop?". L'unica risposta in grado di restare in piedi, a nostro avviso e oltre le improbabili e logore ipotesi di congiure, è che ad aver paura siano oggi di sicuro i consumatori. Che, leggendo di brucellosi, semplicemente vorrebbero cancellare dalla loro lista della spesa "quel" caseificio reo di aver immesso sul mercato prodotti fuorilegge (sia latticini che carni e derivati) e che, non riuscendo a farlo (in Italia, evidentemente, certi nomi non si possono né vogliono fare, ma a cercar bene il quotidiano dei consumatori "Il Salvagente" su quest'ultima vicenda il responsabile lo ha scovato e raccontato), finiscono per allontanarsi, a malincuore e forse in maniera inconscia, dalla mozzarella di bufala, a prescindere da qual essa sia. La fiducia della gente, si sa, si conquista nel tempo. Per perderla, è evidente, basta davvero poco, e il poco oramai è stato superato dal molto.

 

24 giugno 2013

 

Sullo stesso argomento, cliccare qui per leggere l'invito rivolto ai consumatori nei giorni scorsi dal presidente di Confagricoltura Campania, Michele Pannullo