2 aprile 2009 – Era già accaduto ed è probabile che continuerà ad accadere. Mentre il Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana è vittima dei propri limiti, continua a cambiare i propri vertici (tre presidenti nel giro di quattro mesi, ndr) e rischia il commissariamento, la cronaca nera ripropone il più famoso latticino del mondo come vittima sacrificale di un sistema allo sbando, in cui gli unici a sapere come mandare avanti le cose (a modo loro, ovviamente) sembrano essere quelli del clan del Casalesi.
L’ultimo scandalo che tocca la mozzarella di bufala campana riguarda ancora una volta l’uso di somatotropina – diffuso più di quanto si creda tra gli allevatori del casertano e già balzato ai disonori delle cronache nel 2006 – ormone in grado di spingere le bufale a produrre più latte. La somatotropina, legale negli Usa e vietata in ambito Ue, è additata da larga parte del mondo scientifico per essere dannosa tanto per gli animali quanto per le persone che si alimentino dei prodotti derivati, dalla carne ai formaggi, appunto.
Dopo l’ennesima lunga indagine – avviata grazie alla collaborazione dei pentiti Domenico Bidognetti e Luigi Diana e operata su caseifici e allevamenti ma anche su veterinari e commercianti – la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli e i Nas dei Carabinieri hanno inchiodato alle loro responsabilità trenta persone, che a vario titolo sono coinvolte nella vicenda. Nei loro confronti sono stati emanati vari provvedimenti restrittivi tra cui 22 ordinanze di custodia cautelare (5 persone sono finite in carcere e 17 agli arresti domiciliari), 9 obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria e 3 divieti temporanei d’esercizio di attività professionale (per i tre veterinari coinvolti).
Le indagini hanno riguardato 47 allevatori, 25 dei quali sono risultati coinvolti. Se si considera che nella provincia di Caserta gli allevamenti sono circa duemila si capisce che il problema potrebbe essere più diffuso di quanto possa apparire. Di certo, l’organizzazione smascherata aveva lo scopo di gestire un traffico internazionale di sostanze stupefacenti (farmaci veterinari vietati dalla legge) importate clandestinamente dalla Corea attraverso almeno due diverse direttrici, una svizzera e l’altra albanese.
Alla luce di questa vicenda vanno rilette per la loro estrema gravità le recenti le dichiarazioni dell’associazione che fa capo alle principali industrie del farmaco veterinario Aisa (Associazione Nazionale Imprese Salute Animale), già pubblicate da questo sito (clicca qui per leggerle, in coda all’articolo), secondo cui sarebbe arrivato il momento di legalizzare l’uso della somatotropina. Vale a dire rendere lecito l’illecito e ridistribuire una parte del business attualmente in mano alla camorra tra le maggiori griffe del farmaco per animali.
Cos’è la somatotropina
La somatotropina (o “Sth”, nota anche come “Gh”, dal termine anglosassone «growth hormone», ovvero ormone della crescita) è un ormone proteico composto da 191 amminoacidi, sintetizzato, accumulato e secreto dalle cellule della adenoipofisi. Stimola lo sviluppo dell’organismo umano e di molti vertebrati e per questo viene utilizzata illegalmente dai cosiddetti “bodybuilder”, per riuscire ad aumentare la propria massa muscolare.