Il personaggio di turno, sabato scorso al Cheese di Bra, doveva essere Carlo Cracco, il cuoco vicentino che assieme ai colleghi Bruno Barbieri e Joe Bastianich ha portato il mondo della ristorazione nelle case degli italiani attraverso le discutibili spettacolarizzazioni del programma televisivo Master Chef.
Contrariamente alle aspettative di molti, è andata a finire che il pubblico convenuto alla manifestazione ha saputo dar prova di essere sufficientemente maturo da non subire più di tanto le fascinazioni mediatiche del personaggio, arrivando a trascurare un evento pur adeguatamente pubblicizzato, oltre che sponsorizzato dalla Regione Piemonte (era in programma anche la presenza dell'assessore agricolo Claudio Sacchetto). Poche centinaia i presenti, durante la chiacchierata informale sul palco tra il cuoco e alcuni dei funzionari istituzionali che gravitavano negli spazi dell'ente regionale, in un continuo andirivieni di pubblico (pochi i posti a sedere), verosimilmente dovuto ai non sempre pregnanti argomenti proposti, in una piazza Spreitenbach mai gremita, nonostante i non immensi spazi.
Peccato davvero, perché rispetto ai molti argomenti preannunciati nelle scorse settimane dai lanci stampa dell'associazione Collisioni (organizzatrice dell'evento), che avevano fatto riferimento tanto al primo trattato caseario "Summa Lacticinorum" di Pantaleone da Confienza quanto alle infinite proprietà nutrizionali del formaggio, poco è stato detto, oltre ai molti riferimenti ai formaggi piemontesi, accennando alla presenza del cacio nelle mode, nelle diete, nelle cucine dei ristoranti e in quelle di casa.
Consoliamoci pensando che una risposta così tiepida ad un evento del genere possa far presagire un futuro ritorno alla normalizzazione della scena culinaria nazional-popolare, in cui i cuochi tornino a lavorare più in cucina che sui palcoscenici, lasciando ad altri il compito di fare cultura gastronomica (quella vera), attraverso i media più idonei.
24 settembre 2013