Ricotta a gonfie vele sull’onda della crisi e della dieta

Vincenzo Campi, Mangiatori di ricotta, 1580 ca., Lione, Musée des beaux-arts

21 aprile 2009 – In tempi di crisi gli italiani si buttano sui prodotti a basso costo, col bel risultato di causarne qualche aumento proprio per l’impennata di domanda. Sta accadendo al segmento delle ricotte, che con 44.800 tonnellate di venduto nel 2008 e oltre 251 milioni di Euro (prezzo medio 5,60 Euro/kg) consolida la terza posizione in classifica tra i formaggi freschi più venduti in Italia, dietro la mozzarella (ancora prima, pur se in forte ribasso) e la crescenza.

Questo tipo di latticino, apprezzato anche per i suoi requisiti dietetici (100 gr. di ricotta vaccina forniscolo 146 calorie; 157 quella di pecora; 212 quella di bufala), ha però sfondato più sul fronte del preconfezionato, che oggi rappresenta all’incirca il 40% del mercato delle ricotte, che non del segmento “a peso” che pur mantenendo il 60% del mercato si vede già destinato a ulteriori e importanti decrescite già nell’anno in corso.

Il fenomeno delle ricotte preconfezionate trova spiegazione nella sempre più variegata proposta dell’industria, facilmente riscontrabile nei banchi della Gdo, dove ormai le varietà (vaccina, ovina, bufalina, caprina, mista), le diverse porzionature (dalla monoporzioni da 100 gr. alla più venduta da 250 gr. alla “confezione famiglia” da mezzo chilo) e le versioni “modificate” (alcune con latte e panna) hanno inevitabilmente aumentato la visibilità e l’opportunità di acquisto sino a farle diventare un “must” per molte famiglie italiane.

I risultati più significativi li hanno raggiunti le monoporzioni, che in cinque anni hanno raggiunto un quarto del mercato delle ricotte, grazie anche all’aumento delle vendite (+24%) registrato nel 2008.