Bastano venti metri quadrati per fare mozzarelle. E nessun casaro

 D'ora in avanti basterà un locale di venti metri quadrati per produrre mozzarelle, senza neanche essere casari. La notizia, che sta circolando da qualche giorno sul web con commenti positivi, in primis per i ridotti investimenti, ha senza dubbio un'altra faccia della medaglia assai poco tranquillizzante. A vederla infatti con gli occhi di furbi, traffichini e mariuoli c'è da credere che "Unica" (questo il nome della macchina) potrà tornare utile a più di un sotterfugio, sia per le sue ridotte dimensioni sia per quelle rotelline di cui è provvista, particolarmente apprezzabili da chi voglia portare una certa "cultura" del gioco delle tre carte nel settore lattiero-caseario.

Unica, la macchinetta per fare mozzarelle senza casaroCerto, a non voler pensare sempre e comunque male, la macchina offre qualche vantaggio a chi voglia proporre al consumatore finale un prodotto fresco nella sua espressione più facile da cogliere, vale a dire fatto sotto gli occhi del cliente. Sempre che non si voglia tenere conto dell'importanza della materia prima, della sua freschezza, della sua qualità e provenienza, e di cosa l'animale abbia mangiato, tutti fattori che assai troppo spesso sono trascurati proprio dai consumatori. E senza tener conto delle origini di un prodotto che, a volerlo davvero realizzare a regola d'arte, andrebbe – come il nome stesso del prodotto suggerisce – "mozzato" a mano.

 

Insomma, quello che anche il sito web Campania Slow promuove e accoglie come un elemento di sicurezza e di altri molti vantaggi (forse per campanilismo, visto che il produttore, Comat, è campano, ndr) rischia di finire per rappresentare l'ennesimo fattore di criticità per chi, già alle prese con difficoltà insormontabili, dovrebbe garantire la qualità reale del prodotto presente sul mercato sotto un medesimo nome ma – ahinoi! – di tante, troppe nature diverse.

 

28 ottobre 2013