La bufala campana dop cerca un patto con i consumatori

Bufala - foto Anasb (Associazione Nazionale Specie Bufalina)®La pazienza, come si dice, ha un limite, e il limite per quelli del consorzio della mozzarella di bufala campana è stato più che superato, non dai media che rimesterebbero nel torbido – come a qualcuno piace insinuare – ma dalla cronaca stessa. Dalle notizie divulgate dalle stesse forze dell'ordine, a seguito dei sequestri di interi allevamenti, per brucellosi, e anche dai pentiti di mafia che dopo anni vuotano il sacco raccontando di territori martoriati dagli sversamenti e dai fuochi (incendi di copertoni come pratica di "smaltimento" abusivo) che generano diossina.

Da giornalisti pensiamo che il diritto/dovere di cronaca sia sacro e incontestabile. Da comunicatori capiamo altresì che certi clamori possano essere sgraditi a chi, a seguito di quelle notizie, trae perdite sia in termini di immagine che economici.

 

Bene ha fatto quindi il consorzio bufalino dop a lanciare un'iniziativa finalmente intelligente, e a promuoverla attraverso i canali più vicini al mondo dei consumi, invitando le principali associazioni dei consumatori a far analizzare i loro prodotti, reperiti liberamente sul mercato, e a divulgare i risultati di quelle indagini.

 

Lo racconta Antonio Lucisano, in un'articolo-intervista pubblicato giovedì scorso su Consumerismo.it, la testata telematica che definisce sé stessa come "fatta da consumatori per i consumatori" e che fa capo ai vertici di Codacons, Movimento Difesa del Cittadino e Associazione di Consumatori "Codici". «Saranno queste associazioni», spiega il direttore del consorzio «a consegnare direttamente a un laboratorio di analisi tedesco (verosimilmente l'ente certificatore della Dop, ndr) riconosciuto a livello internazionale che provvederà a effettuare i più sofisticati test, proprio allo scopo di dimostrare l’assoluta salubrità delle nostre mozzarelle».

 

Nell'articolo Lucisano ci tiene a sottolineare che quella del consorzio è «una sorta di sfida che si basa sulla certezza del lavoro capillare di controllo che svolgiamo tutti i giorni a tutela della qualità dei nostri prodotti e, di conseguenza, della salute dei cittadini».

 

"Fortunatamente", racconta l'articolo, "qualcosa sta cambiando negli ultimi giorni", e questo qualcosa lo fa raccontare a Domenico Raimondo, che del consorzio è il presidente: «importanti trasmissioni ci chiedono confronti leali e notizie, offrendo allo spettatore l’opportunità di approcciare la questione in modo più realistico. E importanti personaggi come Oscar Farinetti, patron di Eataly, dichiarano dal salotto televisivo di Bruno Vespa, Porta a Porta, l’importanza di affidarsi ai marchi Dop, gli unici in grado di offrire precise garanzie ai consumatori».

 

A noi sinceramente era sembrato che Farinetti si fosse messo in testa di creare un suo marchio, che superasse le garanzie offerte dai marchi di protezione Doc, Dop, Igp, etc. Era più o meno un anno fa, quando l'imprenditore albese sodale di Carlin Petrini divulgava (qui un articolo, tra le decine di pezzi che ne parlarono) al mondo intero le sue intenzioni di promuovere il made in Italy di qualità – quello da lui commercializzato – con l'apposizione di una mela tricolore come marchio. A Bruxelles di certo l'idea non piacerà che a pochi, e ci sarà da vedere, all'atto pratico, se l'operazione potrà davvero andare in porto (la legislazione comunitaria vieta marchi che si sovrappongano – o che sostituiscano – ai marchi di protezione comunitaria).

 

Al di là dell'aspetto mediatico, si registrano in questi giorni attività tese ad ottimizzare la tracciabilità e la formazione dei professionisti operanti nella filiera bufalina, come quella intrapresa dall'Ordine dei Biologi della provincia di Caserta, che ha ritenuto necessario organizzare una conferenza sull'"Autocontrollo nel comparto lattiero-caseario: nuovi approcci applicativi". Nel corso dell'incontro, tenutosi la settimana scorsa nella città della Reggia, la Confartigianato locale ha ribadito la necessità di un "marchio di sanità" come sistema aggiuntivo a quello ordinario, in grado di seguire il prodotto alimentare in tutte le sue fasi (di produzione, trasformazione e distribuzione), di garantire elevata qualità e sicurezza alimentare e che soddisfi i requisiti per la certificazione territoriale, di filiera e di prodotto.

 

18 novembre 2013