La Provincia di Reggio Emilia ha detto "no": il mega-magazzino da 650mila forme di Parmigiano-Reggiano non s'ha da fare, e la ragione addotta è semplice e lapalissiana, perché il cambio di destinazione d'uso dei terreni individuati non verrà concesso. Agricoli sono, per quanto degradati, e agricoli resteranno. Non fanno gola i duecento posti di lavoro sbandierati da Dante Bigi, patron della Nuova Castelli, che l'iniziativa ha promosso, ma sul cui rigore pesa ancora, sembra, una piccola e vecchia macchia che ancora lancia ombre lunghe sui reali intenti che il personaggio potrebbe celare in questa operazione.
Nel 2002 infatti Bigi venne condannato dalla Ue per aver commercializzato in Francia formaggi grattugiati di varie origini etichettandoli come "Parmesan". Il che per un imprenditore dell'area di produzione del Parmigiano-Reggiano non è cosa da poco.
Ombre che però sembrano non interessare agli amministratori dei comuni che si contendono (o per meglio dire ora, che si contendevano) il mega-magazzino a suon di messaggi più o meno striscianti, nella provincia reggiana come nelle altre in cui il "re dei formaggi" è prodotto e verso cui il progetto della grande struttura potrebbe presto migrare (voci insistenti parlano del mantovano o del parmense).
A parlare fuori dai denti è però il mondo della politica, Pd in primis, e quello del cooperativismo locale (LegaCoop), schierati a fianco di Bigi, senza "se" e senza "ma". I dubbi espressi sul personaggio da Sonia Masini, presidente della Provincia di Reggio Emilia a loro poco importano: business is business e l'imprenditore di successo non si discute mai. Meno che mai in un periodo di crisi, di fame di posti di lavoro e di qualche prospettiva di rilancio dell'economia locale.
A dire "no" – ed è un "no" risoluto che non lascia spazio al dubbio – è invece la Coldiretti emiliana, che sottolinea, dati alla mano, come le importazioni di formaggi simil-grana siano aumentati nel 2012 dell'88% rispetto all'anno precedente (27,3milioni di chili contro i 14,5milioni del 2011) e quanto questa tendenza vada contrastata con altre misure, non certo con un magazzino che non potrebbe mai essere riempito solo di Parmigiano-Reggiano.
Come riportato martedì scorso dal sito web Reggionline.com, secondo il presidente della Coldiretti emiliana Mauro Tonello i dubbi toccherebbero anche il presidente del Consorzio di Tutela del Parmigiano-Reggiano, Giuseppe Alai. «La società che vuole costruire il mega-magazzino», afferma Tonello, «detiene il 20% delle azioni della Cheese Company srl, socio unico della Magyar Sajt ungherese, che produce un formaggio simile al Parmigiano-Reggiano».
«Si tratta», prosegue Tonello nell'intervista, «di una società in cui ha partecipazioni – attraverso un intreccio di azioni – anche la Cooperativa Itaca, presieduta fino al gennaio di quest’anno, quando si è dimesso a seguito anche della denuncia di Coldiretti, da Giuseppe Alai. Se, come afferma il Consorzio del Parmigiano, mancano 280mila posti-forma in provincia di Reggio Emilia e 450 mila in tutto il comprensorio, come mai si vuole costruire un magazzino da 650mila forme? Logica dice che le centinaia di migliaia di posti in più verranno riempiti da formaggi di importazione». Un ragionamento che non fa una piega; come dargli torto?
18 novembre 2013