Il consorzio rassicura i consumatori: ”la bufala dop è salubre”

Lo avevamo anticipato il 18 novembre scorso, con un articolo che intitolammo "La bufala campana dop cerca un patto con i consumatori". Detto fatto, il patto è stato trovato, e nell'arco di tre settimane ha già dato i suoi frutti: i vertici del consorzio di tutela della mozzarella più famosa che c'è e i dirigenti di alcune delle associazioni per la difesa dei consumatori hanno reso noti, venerdì scorso, i risultati delle analisi effettuate su alcuni campioni del latticino in un comprensibile tripudio di autoreferenzialità, conseguenza dell'aria di caccia alle streghe che da qualche tempo si respira attorno al prodotto (dopo le notizie sui casi di brucellosi e sull'inquinamento nella Terra dei Fuochi).

Una delle ultime attività pubbliche del Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala dop, tesa a tranquillizzare il mercato

A quanto comunicato dal consorzio, i risultati sono più che tranquillizzanti, ed è proprio quel che ci voleva, per i consumatori – certo – e per il consorzio stesso, che dopo aver registrato un calo delle vendite pari al 30-40% negli ultimi mesi, aveva ben pianificato la controffensiva, «alla luce degli esiti», ha affermato il direttore del consorzio Antonio Lucisano, «delle decine di migliaia di controlli effettuati negli ultimi tre anni sulle nostre mozzarelle di bufala campana dop», grazie ai quali «eravamo certi di non correre alcun rischio».

 

Una delle ultime campagne pubblicitarie del Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala dop, tesa a rassicurare il mercatoL'iniziativa voluta dal consorzio è stata denominata “operazione trasparenza” e ha coinvolto i vertici di Federconsumatori, Unione Nazionale dei Consumatori, Codici e Adusbef; alla sua base un protocollo di intesa semplice e lineare: le associazioni hanno acquistato a loro discrezione sul mercato venti mozzarelle dop e le hanno fatte analizzare ad uno dei più accreditati laboratori d'Europa (il Tuv Sud Gmbh di Siegen, in Germania). I test così effettuati hanno avuto il fine ultimo di verificare la salubrità e l'assenza di sostanze inquinanti.

 

Le analisi hanno esaminato la presenza di metalli pesanti, di diossina di Pcb (i policlorobifenili, associati alle diossine nel limite di legge) e del microrganismo della brucella, rintracciato nei mesi scorsi in diversi allevamenti del casertano a sud del fiume Volturno. Fermo restando che la brucella non avrebbe potuto essere rintracciata per via della filatura a più di 90ºC, i test hanno dato risultati confortanti anche per le altre criticità ricercate.

 

«Abbiamo avuto conferma», ha precisato Lucisano, «che l’unico metallo pesante normato per legge, il piombo, è del tutto assente nel nostro prodotto, o al massimo entro una dimensione di un decimo rispetto al residuo ammesso per legge.  Ma non ci siamo limitati al piombo e abbiamo controllato anche molti altri metalli non normati ed è nostra intenzione approfondire  le indagini anche laddove non ci sono parametri normativi di riferimento».

 

E finalmente arriviamo a diossine e Pcb, vale a dire ai parametri direttamente connessi con i fenomeni di antropizzazione e di industrializzazione. Per essere più chiari: tutte le volte che si brucia qualcosa, specialmente rifiuti, i parametri chimici destinati a salire sono quelli della diossina e dei Pcb. Il limite massimo concesso dalla normativa comunitaria per la presenza di diossine e Pcb sommati è pari ai 5,5 picogrammi per grammo di grasso. «Bene», afferma Lucisano, «nei nostri campioni il dato medio è venti volte più basso. Il dato più alto in assoluto che abbiamo trovato è di 10 volte più basso del limite. Dunque il nostro prodotto non ha nulla a che vedere con la Terra dei Fuochi». Affermazione che sottoscriveremmo felici di farlo se tra venti prodotti ce ne fosse stato qualcuno proveniente da quella zona.

 

«In conclusione», ha affermato il direttore del consorzio della mozzarella dop, «siamo soddisfatti dei risultati. Ringrazio le associazioni a tutela dei diritti dei consumatori che hanno dato il loro importante contributo nell’ottica di salvaguardare un patrimonio agroalimentare di eccellenza, una filiera economica importante e soprattutto di rassicurare i consumatori italiani».

 

16 dicembre 2013