Ad essere troppo vicini a una o due realtà di un mondo complesso, si rischia di avere delle prospettive deformate, se non addirittura parziali o partigiane. È quello che sistematicamente accade in bassa Lombardia, viepiù in provincia di Cremona, dove di tanto in tanto qualcuno parla di latte e di formaggio tenendo in considerazione uno o due Dop come se fossero gli unici formaggi esistenti. Un paradosso se solo si pensa che questo accade in un Paese che – al pari della sola Francia – conta oltre quattrocento caci diversi.
E allora accade così che, con un Grana Padano che si rallegra di riuscire a battere la crisi (stabile in Italia; +4% l'export: leggi qui), e con tante piccole e grandi realtà che in crisi ci sono davvero, un ente come CremonaFiere, supportato niente di meno che dall'Ismea, ci venga a raccontare come vadano le cose nel mondo del latte, e si preoccupi poi di dare delle ricette per il futuro.
In sostanza, la premessa è che "la produzione di latte e formaggi nella Ue, già primo produttore mondiale", sarebbe destinata a "crescere nel breve e medio termine, con buone prospettive per l'Italia". Ad affermarlo è un'analisi condotta da Ismea e CremonaFiere (l'ente lombardo che organizza la Fiera internazionale del Bovino da latte), che sottolinea come stia "rapidamente crescendo la domanda globale di latte, soprattutto nei paesi emergenti del Sud-est asiatico, del Sud America e del Medio Oriente".
"Nel 2022 la produzione comunitaria di latte", prosegue la stima dei due enti, "dovrebbe raggiungere i 159,3 milioni di tonnellate", pari a un +5% rispetto al 2011, che "dovrebbe tradursi in una maggior produzione di formaggi", stimata attorno ad un +7% nel periodo preso in esame (2011-2022), "per un totale di 9,6 milioni di tonnellate complessive".
Ma non solo: i dati e le stime sono il forte dei due enti, tant'è che il presidente di CremonaFiere Antonio Piva ha colto la palla al balzo per fare qualche previsione, indicando in Eataly il modello da seguire e con cui «fare sistema per un vincente sbarco all'estero». «Un'opportunità che», osserva ancora Piva, «potrebbe essere colta dai consorzi del Grana Padano e del Parmigiano-Reggiano» e che «darebbe grandi opportunità al latte di qualità italiano».
23 dicembre 2013