Prosegue incessante l'opera di smantellamento dell'industria lattiero-casearia italiana per mano dei francesi di Lactalis. Ed è scontro duro tra sindacati e azienda sull'ipotesi di chiusura degli stabilimenti di Caravaggio, nella bergamasca (dove due anni fa fu effettuato un taglio di sessanta dipendenti) e di Introbio, in provincia di Lecco. La "necessità" dell'azienda transalpina, ufficializzata la settimana scorsa in un incontro tenutosi in AssoLombarda è quella di operare un nuovo piano industriale che punti a ridurre i costi industriali, proprio attraverso la chiusura dei due stabilimenti, che complessivamente occupano duecentoventisei dipendenti.
«Abbiamo deciso di intervenire sui costi della nostra struttura industriale per proteggere il nostro sistema industriale in Italia», ha dichiarato Giulio Ferrari, direttore industriale di Lactalis Italia. «Ciò ci consentirà di ritrovare efficienza attraverso la riduzione dei costi strutturali e non dei posti di lavoro, ricollocando tutti i dipendenti negli altri impianti produttivi che abbiamo in regione».
L'azienda si è infatti impegnata a riposizionare le attuali produzioni e i lavoratori nelle sedi di Casale Cremasco, Certosa e Corte Olona, ma nonostante ciò il coordinamento unitario dei sindacati ha espresso un giudizio estremamente negativo sull'operazione che, sostiene una loro nota, "modifica sostanzialmente la strategia del gruppo francese decidendo di intervenire in modo drastico sulla struttura Lactalis/Galbani in Italia".
Fai, Flai e Uila hanno pertanto deciso di dichiarare lo stato di agitazione con il blocco di tutti gli straordinari e l'avvio immediato di una campagna d'informazione interna a tutti gli stabilimenti, con la richiesta urgente di un incontro con i responsabili dell'azienda e tutti gli enti locali direttamente e indirettamente coinvolti.
Per quanto il coordinamento sindacale abbia dichiarato di riservarsi di intraprendere ulteriori e più incisive iniziative, la vicenda pare non lasci spazio a prospettive diverse da quelle indicate dall'azienda, secondo un canovaccio già visto in tante altre analoghe situazioni: chiusura dei due stabilimenti, smobilitazione delle maestranze, vendita degli immobili, da destinarsi alla realizzazione degli ennesimi centri commerciali (di cui, sinceramente, nessuno sente il bisogno, ndr).
Mai come stavolta la chiusura di unità produttive del settore assume un significato che va oltre le strette circostanze del caso: le due fabbriche infatti sono strettamente legate ai tempi d'oro della Invernizzi, quando – negli anni '60 – si imponevano al mercato attraverso una pubblicistica che avrebbe scritto un pezzo di storia della nostra industria, le figure di "Susanna tutta panna" e della "mucca Carolina" (in alto nella pagina un catalogo per la raccolta punti; qui sopra una bambola prodotta negli anni '80, su concessione dell'azienda, ndr). Ma nei piani dei dominatori francesi non c'è spazio per romanticismi.
Oggi presso la sede del Ministero per le politiche agricole si scriverà probabilmente l'atto finale di un ciclo: il sottosegretario alle politiche agricole, Maurizio Martina incontrerà l'amministratore delegato di Lactalis Italia, Jean-Marc Bernier. Oggetto dell'incontro, le strategie occupazionali e di sviluppo del gruppo.
10 febbraio 2014