14 maggio 2009 – Un’occasione così il sindaco Alemanno non se la poteva certo far scappare. Ospitare in piazza del Campidoglio una manifestazione di Coldiretti come quella dell’altroieri e non approfittarne per ventilare l’uscita del Comune di Roma dalla locale Centrale del Latte non sarebbe stata opera di un politico scaltro e avveduto come lui.
Alla presenza del presidente del primo sindacato agricolo italiano, Sergio Marini, Alemanno ha colto l’occasione per precisare l’intenzione di «dimettere la nostra presenza nella Centrale non per venderla a qualche multinazionale ma agli allevatori romani, perché crediamo che la Centrale debba essere radicata nel territorio».
Una Centrale del Latte, si è dimenticato di specificare il primo cittadino di Roma, che dopo essere stata per anni in balìa di faccendieri vicini alla politica (ad An in particolare) e aver ricevuto una multa da 62 milioni di euro dalla Commissione Europea, risulta più simile oggi ad una spugna ben strizzata che all’orgoglio locale che si vorrebbe far credere e verso cui nessun allevatore dovrebbe guardare come ad un obiettivo da raggiungere se non dopo un’opportuna e radicale opera di ristrutturazione.
La “favola” della cessione della Centrale agli allevatori è ripetuta dall’ex ministro dell’agricoltura dalla bellezza di quattro anni, e già all’epoca del suo esordio incontrò lo scetticismo delle parti interessate, prima tra tutte quella della Parmalat che della società romana detiene il controllo.