Filiera bufalina: bene, anzi no. Il Tar chiede chiarimenti al ministero

Si è tenuto giovedì scorso, presso il ministero delle politiche agricole di Roma, il tavolo sulla filiera bufalina, a cui hanno partecipato i rappresentanti tecnici delle Regioni coinvolte nella produzione della Mozzarella di bufala campana Dop (Campania, Lazio, Puglia e Molise), del consorzio di tutela e delle principali organizzazioni del mondo agricolo e imprenditoriale, tra cui Confagricoltura, Coldiretti, Cia, Assolatte, Confindustria, Confartigianato.

Al termine dell'incontro, l'assessore all'agricoltura della Regione Campania, Daniela Nugnes, ha incontrato i giornalisti presenti dichiarando la sua soddisfazione per l'esito dell'incontro: «La decisione assunta oggi a livello nazionale», ha esordito l’assessore, «rappresenta per noi una grande vittoria, visto che già un anno fa avevamo promosso, insieme all'Istituto Zooprofilattico Sperimentale per il Mezzogiorno, un sistema di tracciabilità totale della filiera, ritenendo che questo fosse l'unico strumento necessario per dare trasparenza al comparto, e per promuovere e garantire la nostra mozzarella che – troppo spesso – è stata al centro di numerose polemiche».

 

A detta della Nugnes «l’'incontro rende il nostro sistema obbligatorio, ed è la riprova di quanto fossimo nel giusto». «Ovviamente», ha concluso l'assessore campano, «questo è solo uno degli aspetti discussi nel corso dell'incontro; sul tavolo ci sono altri argomenti estremamente delicati per il comparto che spero vengano affrontati con equilibrio e con l'obiettivo unico di tutelare la Mozzarella di bufala campana Dop».

 

Dal canto suo Confagricoltura, attraverso il responsabile della Federazione Nazionale di Prodotto, Ernesto Buondonno, ha aggiunto che oltre il «consenso sul sistema di tracciabilità della produzione di latte bufalino» emerge «la necessità di separare fisicamente la lavorazione di latte di bufala dell’areale Dop da quella di altre tipologie di latte, come d’altronde già prevede la legge italiana più volte prorogata».

 

«Sulla seconda questione», ha precisato Buondonno, «anche le Regioni presenti hanno condiviso la posizione sostenuta da Confagricoltura, Coldiretti e Confindustria, che chiarisce in maniera inequivocabile la separazione degli stabilimenti (Dop e non Dop) e il fatto che nei caseifici che si riforniscono esclusivamente di latte bufalino tracciato dell’areale Dop si possano produrre anche altri formaggi e preparati alimentari derivati da latte di bufala Dop». «Spiace», ha concluso l'esponente di Confagricoltura, «non aver trovato sulla stessa posizione il consorzio di tutela, che dovrebbe avere invece a cuore gli interessi di tutta la filiera. Auspichiamo che le decisioni del ministro Martina siano in linea con la linea tracciata. Gli allevatori non aspettano altro per risollevare un comparto determinante per l’economia di alcuni territori».

 

Il Tar del Lazio richiede documenti al ministero

 

Nel frattempo, ad aggiungere incertezza allo scenario, è giunta una decisione del Tar del Lazio, che ha richiesto al ministero delle politiche agricole di consegnare entro due mesi "una dettagliata relazione sugli interessi pubblici perseguiti e sulla garanzia di tutela sanitaria e alimentare derivante dall’applicazione del decreto con il quale è fatto divieto ai produttori di Mozzarella di bufala campana Dop di produrre nei loro stabilimenti anche altri tipi di formaggi".

 

Ne dà notizia l'agenzia stampa Ansa, sottolineando che la decisione del Tribunale Amministrativo regionale ha preso questa decisione nell’ambito della discussione di due ricorsi proposti da ventidue produttori campani; fissata, per il prosieguo della discussione, l’udienza pubblica del 19 dicembre prossimo. I produttori ricorrenti hanno rappresentato al Tar che, dopo il riconoscimento dell’acronimo “Dop” da parte dell’Unione Europea, il ministero, il 10 aprile 2013, ha disposto la separazione degli stabilimenti di produzione, stabilendo che gli operatori inseriti nel sistema di controllo devono produrre il formaggio nonché i sottoprodotti o derivati della stessa materia prima, in stabilimenti esclusivamente dedicati a tali produzioni, e vietando la produzione negli stessi di altri tipi di formaggi o preparati alimentari.

 

Nell'ordinanza pubblicata a tale proposito, il Tar del Lazio precisa che i suddetti imprenditori "lamentano che è stata di fatto preclusa, nonostante il rispetto della normativa sulla tracciabilità dei prodotti alimentari, la possibilità di continuare a produrre tutti i loro prodotti, vista la diseconomicità di una eventuale scelta di dedicare totalmente il proprio impianto produttivo ad una produzione Dop". Il Tar del Lazio ha inoltre richiesto al ministero che nella relazione venga trattato anche "l’effetto di accrescimento o meno delle garanzie di tutela sanitaria ed alimentare derivante dall’applicazione della norma di legge rispetto alla vigente normativa in materia di produzioni Dop”.

 

14 aprile 2014