Bufala Dop: colpo basso della Lav dopo l’attacco di Obikà

Le bufale come dovrebbero vivere e come - secondo la Lav - non vivono nei nostri allevamentiLe polemiche rincorrono le polemiche attorno al mondo della Mozzarella di Bufala Campana, alla sua produzione e alla sua promozione, dopo che l'estate pareva essere arrivata a diradare le nubi su un futuro che dal punto di vista industriale era apparso quantomeno incerto nella stagione invernale, per la rinnovata ipotesi dell'obbligo del doppio stabilimento (leggi qui).  Stavolta non ci sono vicende legate alla brucellosi né imprenditori in odor di camorra a tenere banco sulle pagine dei giornali, ma due precisi attacchi portati uno all'intero comparto bufalino casertano, l'altro a decine di allevatori delle province di Caserta e Salerno.

Il primo dei due casi risale alla fine di agosto, quando, a sorpresa e con forte clamore mediatico, il consorzio decide di intervenire pubblicamente sul fondatore dei mozzarella-bar "Obikà", Silvio Ursini, per convincerlo a ritornare sui suoi passi, dopo che lo stesso aveva pensato di cancellare dalla "mappa della mozzarella" dei propri locali tutti i produttori del casertano.

L'iniziativa, sulle cui ragioni nessuna versione ufficiale pare essere trapelata, sarebbe da ascriversi ad un plateale segnale di protesta dell'Ursini, a seguito delle varie e gravi vicende che da anni investono alcuni (invero pochi, ndr) produttori (più o meno legati ad ambienti malavitosi) presenti in quella provincia. A dar manforte alle contestazioni del consorzio (leggi qui), il 24 scorso è giunto anche il primo cittadino di Castel Volturno, Dimitry Russo, che – in occasione della "Festa della Mozzarella e della carne di Bufala Campana" – ha deciso  di polemizzare con lo stesso Ursini (leggi qui), invitandolo poi, con toni plateali («la invito a venire ed assaporare quello che ignora»), a degustare un prodotto che proprio "l'arte casearia del casertano vuole diverso, per densità, pastosità e salatura", agli altri apparentemente simili.

Il recente articolo di denuncia della Lav sugli allevamenti bufaliniMa quel che più colpisce, è l'attacco della Lav (Lega Antivivisezione) che, non nuova a tali exploit, ha lanciato un affondo durissimo, giovedì scorso, sullo stato in cui verserebbero molti allevamenti, puntando a far credere che l'eccezione (grave, gravissima) di pochi casi coincida con la "regola". Al di là dei pur gravi fatti riferiti, il titolo dell'articolo pubblicato dall'associazione sul proprio sito web va ben oltre la semplice denuncia: parlare infatti di "Alta crudeltà sugli animali nascosta nella mozzarella di bufala" e definire il latticino come "l'eccellenza della sofferenza" è una licenza da rispedire al mittente, laddove l'intento speculativo è evidente ed è quello di scuotere le coscienze di milioni di consumatori, facendoli sentire corresponsabili al pari di veri criminali.

Una delle foto con cui la Lav denuncia una grave situazione in alcuni allevamenti di bufala - foto Lav®Nella sostanza però, l'oggetto della contestazione, è stato accolto dal consorzio (ma non nelle dimensioni che gli vengono attribuite, ndr), sia sull'assenza di condizioni idonee alle peculiarità fisiologiche delle bufale ("avrebbero bisogno di bagni di fango in pozze esterne", dicono alla Lav) che per il trattamento riservato agli annutoli (i "bufalotti", ndr), troppo spesso eliminati in vari ed efferati modi in quanto improduttivi. "Si stima", scrive la Lav sul proprio sito web, "che ogni anno vengano uccisi senza necessità circa 70mila maschi, la cui carne è ritenuta di scarso interesse economico". "Solo una minima parte di essi", conclude la Lav, "viene lasciata vivere, a scopo riproduttivo o per essere destinata al consumo di carne, insignificante in Italia".

Il consorzio, che ha ammesso l'esistenza del fenomeno, si è dichiarato "pronto a intervenire con tutti i mezzi" possibili, mettendosi "subito a disposizione delle istituzioni e della Lega Anti Vivisezione per porre fine a questa barbarie”, ma al tempo stesso ha rigettato la dimensione che alla cosa viene data ("l’indagine condotta da Four Paws International", ha affermato la Lav," ha riguardato oltre cinquanta allevamenti di bufale del casertano e del salernitano…"), asserendo che il fenomeno coinvolgerebbe pochi allevatori, su cui – è stato assicurato dal presidente Domenico Raimondo – l'ente interverrà di concerto con la Guardia di Finanza: «Non permetteremo», ha assicurato Raimondo, «che l’assurdo comportamento di pochi vada a colpire un’intera categoria, un territorio e un prodotto nobile come la Mozzarella di Bufala Campana Dop».

8 settembre 2014

Clicca qui per leggere l'articolo di denuncia sul sito della Lav