Nutrizione: arriva dalla Toscana l’App che tira la volata alle industrie

Ancora una volta, ci risiamo: una delle principali preoccupazioni dei consumatori dei nostri insani giorni pare essere la dieta, l'alimentazione, o per meglio dire il disorientamento prodotto dalla paura del junk food (spesso ben presentato ed edulcorato dalle industrie) e dall'eccessiva pressione mediatica sul tema alimentare. In questo i media – fatta salva qualche rara eccezione – brillano per l'incapacità di informare, limitandosi a raccontare oggi che un alimento fa bene e domani che lo stesso nuoce alla nostra salute. Ben inteso, non che siano tutti malati di schizofrenia; più probabilmente accade che sotto l'influenza degli investitori pubblicitari la propensione diffusa sia quella di pubblicare i comunicati stampa tal quali arrivano in redazione, senza mai approfondire il perché di tante contrastanti notizie.
 

In cotanta caotica situazione, e a pochi giorni di distanza dalla bocciatura rifilata dalla Commissione Europea alle britanniche etichette a semaforo (leggi qui), fa il suo esordio sul mercato un nuovo strumento (stavolta informatico) che ancora una volta insiste sul medesimo concetto (verde = via libera; arancione = cautela; rosso = vietato), venendo accolto da molte pubblicazioni senza il necessario spirito critico.
 
La novità, di cui per dirla tutta si poteva fare anche a meno, è un'App denominata Nuna (Nutritional Navigator, presentata il 21 ottobre in occasione del congresso della Società Italiana di Nutrizione Umana), nata dopo cinque anni di ricerche, sviluppato in collaborazione tra il Dipartimento di Medicina Sperimentale dell'Università di Firenze, la Asl 11 di Empoli e la Nunacode Srl, emanazione dell'Università di Firenze. Il software (qui il sito che lo promuove) basa il suo funzionamento sui condivisibili fondamenti della dieta mediterranea ma propone come strumento di approvvigionamento dei dati il codice a barre, tanto presente sui prodotti di origine industriale quanto raro su quelli che nascono in una dimensione rurale.
 
Nel momento in cui prende sempre più spazio l'informazione e la coscienza che i prodotti di qualità reale sono quelli realizzati con metodiche naturali e non invasive (nel caso di latte, carni e derivati: da animali prevalentemente allevati a erba e fieno) l'adozione e la diffusione di tali supporti appaiono alquanto anacronistici, a meno che non li si presenti come strumenti per leggere il meglio del peggio che c'è sul mercato. 
 
In tanta confusione mediatica, di idee e di proposte ciò che più ci appare chiaro è che un ritorno all'alimentazione variata e ben bilanciata, basata sulla piramide alimentare della dieta mediterranea, su alimenti naturali prodotti da aziende che non abbiano sposato artifici nati per l'industria (accade talvolta anche tra i piccoli, purtroppo, ndr) potrebbe rappresentare la miglior soluzione a tanto evitabile caos, troppo spesso dettato da interessi di terzi che poco hanno a cuore quelli della salute pubblica.
 
«Una corretta spesa alimentare», ha dichiarato ai media il professor Alessandro Casini dell'Università di Firenze,  che della App è il primo fautore, «modifica la composizione della dispensa in casa, incrementa la competenza nutrizionale e permette di apportare correttivi alla propria dieta. Nuna rivoluziona l'approccio alla dieta perché il semaforo, dinamico e intelligente, non tiene conto solo della composizione dell'alimento, ma anche delle necessità nutrizionali del consumatore e della dieta nel suo complesso».
 
«Inserendo i vari alimenti nella App», ha proseguito il docente universitario, «si potrà ottenere una vera e propria lista della spesa sincronizzabile e condivisibile in tempo reale con altri utenti. In questo modo è possibile programmare una spesa sana anche prima di essere nel negozio». E per chi volesse prendere le distanze dalla schiavitù dei prodotti globalizzati e della Gdo? Qualche soluzione arriverà forse anche per loro, per uscire un giorno dai… Casini?
 
27 ottobre 2014