Fioccano le contestazioni all'operato del Consorzio di tutela del Parmigiano Reggiano, sia da parte del mondo della politica sia dalla base produttiva. A pochi giorni di distanza l'una dall'altra si sono infatti levate le voci di Paolo Crotti (leggi qui), produttore di latte per Parmigiano Reggiano (Podere Giardino di Roncadella) in provincia di Reggio Emilia e della senatrice reggiana Leana Pignedoli (leggi qui), capogruppo del Partito Democratico alla commissione agricoltura di Palazzo Madama.
I due sono intervenuti attraverso le pagine del quotidiano online Gazzetta di Reggio – l'unica testata emiliana a dar spazio alle voci "fuori dal coro" – il primo attraverso un'intervista pubblicata mercoledì scorso, l'altra che ha espresso il proprio parere il sabato precedente. Forti in entrambi i casi le critiche rivolte all'ente di tutela, e comune il grido di allarme: "in sostanza, dicono i due, non è più sopportabile una sperequazione che vede il prodotto venduto a 7,20-7,30€ al chilo, con una Gdo che straccia il prezzo a 9,20€ trasformando il Parmigiano in un prodotto civetta".
Per non parlare poi delle industrie che – forti di una capacità distributiva che nessun piccolo produttore ha – si permettono di ricaricare sino a tre-cinque volte sul prezzo con il grattugiato, che supera i 25€/kg, e i mini-porzionati, che sfondano quota 40€.
La senatrice del Pd, che indica nel ritorno ad una qualità assoluta una delle strade da percorrere (cita il caso di produttori parmensi che stanno lavorando ad un Parmigiano realmente nutraceutico, più digeribile e anti-colesterolo), annuncia l'intenzione di promuovere su questi temi una pubblica audizione in Senato, mentre dal canto suo Crotti auspica una comunione d'intenti e di operato tra caseifici e produttori: soggetti in grado di creare nuove reti d'impresa capaci di non demandare più ad altri le scelte commerciali relative al prodotto.
E nel frattempo, il Consorzio cosa fa? Pensa all'Expo 2015, manifestazione a cui si presenterà in accoppiata con il Prosciutto di Parma (leggi qui: due fette di prosciutto, a volte possono tornare comode, ndr). Un binomio già visto in passato nell'ambito della promozione, ma che ormai pare abbia perduto la capacità di incidere oltre le apparenze di un evento.
Alai, che dimostra di sentire il peso dei diversi errori compiuti (la società di promozione all'estero I4S, la cui attività è largamente deficitaria ne è un esempio, ndr) e di un'infinità di critiche ricevute nell'ultimo anno e mezzo (vasta la documentazione raccolta dal nostro sito), si dà allo scaricabarile, lo sport nazionale più in voga quando gli scricchiolii della casa fanno pensare all'imminente crollo: intervistato dallo stesso quotidiano, accusa nientepopodimeno che la latitanza dello Stato (leggi qui). Come se i finanziamenti a pioggia non fossero giunti, in tutte le forme possibili.
Il problema si fa serio, a quanto pare, se oltre le tante parole e le non poche iniziative di scarsa incisività ci si riduce a gettare la croce sulle spalle della politica.
15 dicembre 2014