È un periodo ricco di apprensione quello che stanno attraversando molti attori della filiera lattiero-casearia nel nord della Toscana; alla base della situazione, la dichiarata volontà dell'amministrazione pubblica pistoiese di cedere le proprie quote azionarie in seno alla Centrale del Latte di Firenze, Pistoia e Livorno, produttrice dei latti e dei derivati a marchio "Mukki Latte".
La questione ha radici nella legge di stabilità e nei due miliardi circa che il Governo prevede possano arrivare dalle cessioni delle aziende municipalizzate e dalla riorganizzazione della pubblica amministrazione.
Ciò che le parti in causa cercano di perseguire, nell'infausta prospettiva che l'azienda dovesse vedere un non improbabile ingresso di Granarolo, sono la tutela dei livelli occupazionali, il sostegno alla crescita dell’azienda e la valorizzazione del latte di produzione locale. Quel che preme ai soggetti coinvolti è anche il mantenimento di un'unità d'intenti degli enti pubblici interessati, confermato ancora una volta dall'incontro di venerdì scorso 19 dicembre presso la sede dell'Unione Montana dei Comuni del Mugello. All'appuntamento erano presenti, oltre al presidente dell'Unione Federico Ignesti, il sindaco di Firenze Dario Nardella, i "suoi" assessori Lorenzo Perra (al bilancio e alle partecipate) e Giovanni Bettarini (allo sviluppo economico), i sindaci dei Comuni del Mugello, molti imprenditori agricoli locali, e i rappresentanti delle cooperative di conferimento latte e delle associazioni di categoria.
«Dagli amministratori e dagli allevatori del Mugello», ha sottolineato Nardella, «è stata ribadita l’importanza della qualità del latte che viene prodotto, con un valore sociale, oltre che economico, da attività che rappresentano un presidio del territorio». Lunedì 29 dicembre, assecondano un'intesa dei Comuni di Firenze e Pistoia, l’assemblea dei soci della Centrale del Latte affiderà ad un advisor un piano di valutazione complessiva dell’azienda che formuli diverse ipotesi di posizionamento sul mercato. «Qualunque decisione», ha proseguito Nardella, «sarà assunta solo dopo l’analisi dell'advisor, seguendo alcuni vincoli fondamentali: salvaguardare l’occupazione e garantire l'attuale filiera del latte collegata alla Centrale».
A rilevare le quote del Comune di Pistoia (18,416%) dovrebbe essere una cordata di imprenditori del territorio, una sorta di fondo d’investimento alimentato da capitali locali del settore agroalimentare, da banche e da associazioni di categoria, e se ciò non bastasse esisterebbe un "piano b" che vedrebbe il coinvolgimento della Centrale del latte di Torino.
La realtà mugellana all'interno della Centrale è rilevante, sia per livelli produttivi (15 milioni di litri annui sui 30-35 milioni prodotti in Toscana e sui 60-65 milioni lavorati in totale) che per la propensione a produrre biologico. Peccato solo che anche da queste parti la logica produttiva tenga conto dei soli parametri qualitativi industriali: grassi, proteine, cellule somatiche e carica batterica, che da soli non dicono nulla della reale qualità del latte, legata – i nostri lettori lo sanno – ai micronutrienti "nobili" (Cla, Omega3, betacarotene, vitamine). Una qualità relativa, comunque, che sino all'autunno scorso veniva pagata 42 centesimi di euro, scesi in primavera a 39 a seguito dell'eccesso di produzione rispetto alla domanda.
La questione rimane calda, come lo rimarranno altri aspetti legati al mondo del latte alimentare sinché non si inizierà a ragionare sulla vera qualità del latte. Che nulla ha a che vedere con quella impropriamente definita "alta".
22 dicembre 2014