16 giugno 2009 – Mai come quest’anno i quotidiani italiani si sono interessati alla salute della zootecnia da latte del nostro Paese. Con un prezzo alla stalla ancor oggi imposto dai caseifici e da mesi non più remunerativo per gli allevatori intensivi, la crisi doveva presto mostrarsi nelle sue reali dimensioni.
Secondo i dati registrati dalla Confagri (Confederazione Agricoltori Italiani), gli ultimi dodici mesi hanno fatto registrare la chiusura di oltre 1.500 allevamenti (oltre quattro al giorno), pari al 4% del totale rimasto in attività (40 mila circa). Se si confrontano i dati attuali con quelli del 2004, quando le aziende attive erano circa 65 mila, il calo dell’ultimo quinquennio è stato del 38%.
Fatte le dovute proiezioni, e non vedendosi all’orizzonte soluzioni alla crisi attuale (Assolatte ha abbandonato il tavolo delle trattative, forte del fatto di poter acquistare all’estero a 22 centesimi di Euro al litro), l’anno in corso rischia di chiudere con un dimagrimento-record, superiore al 10%.
La speranza è che, come nelle peggiori crisi del comparto enologico, chi rimarrà in piedi punti finalmente sulla qualità reale, fatta di genetica meno esasperata, di riduzione delle rese, di migliore alimentazione e di benessere animale. Ma di quello vero.
foto M. Corti©