Latte: mentre la casa crolla la politica italiana si dà allo scaricabarile

Il ministro Maurizio Martina • foto Marco Biagiotti®Meglio tardi che mai. Giovedì scorso, con il prezzo del latte crollato in pochi giorni da 47 a 35 centesimi di euro, l'assessore all'agricoltura della Regione Lombardia, Gianni Fava, ha finalmente deciso di dire quel che pensa e ha criticato severamente l'operato della compagine governativa, asserendo che «la risposta alla grave crisi del prezzo del latte non è certo il Piano messo a punto dal Governo»; un piano «che vale sulla carta 108 milioni, ma, di questi, solo 8 milioni sono veri, perché stanziati per il 2015, mentre gli altri sono suddivisi 50 e 50 nei prossimi due anni e sappiamo con quanta facilità l'Esecutivo cambia le disponibilità a Bilancio», mentre intanto le aziende chiudono (ne avevamo parlato tempo fa: leggi qui).

«Le soluzioni», ha proseguito Fava nel corso di un incontro con allevatori di vacche da latte in quel di Rivarolo Mantovano, «sono altre, ma finora dal Ministero delle Politiche agricole non sono arrivati segnali di sorta», che con l'approssimarsi della fine del regime delle quote latte ci si doveva aspettare, ora che dal 1° aprile in avanti in Europa «ci sarà qualche insidia in più, anche per effetto di un significativo aumento delle produzioni degli altri Paesi».

«Non chiediamo molte risorse», ha proseguito Fava, «perché come Regione Lombardia siamo pronti a fare la nostra parte. Ma non possiamo permettere che proprio nella nostra regione – che oggi produce il 44% del latte nazionale – i produttori perdano 150 milioni di euro in sei mesi».

Sul mancato accordo del prezzo alla stalla, l'assessore lombardo ha poi lanciato un personale attacco al ministro Martina: «La macchina ministeriale», ha concluso l'assessore lombardo, «mangia tutto,  e costa ai cittadini 1 miliardo e 300 milioni di euro all'anno. Mi dispiace perché avevo dato molto credito a un ministro lombardo, perché pensavo che il fatto stesso che venisse dal Nord fosse un vantaggio per gli agricoltori».

La risposta del ministro non si è fatta attendere, sincera come poche altre volte in passato: «Aspettavo oggi a Roma l’amico assessore Gianni Fava per la riunione che abbiamo avuto con le Regioni proprio sul Piano operativo nazionale di sviluppo rurale. Peccato non abbia potuto partecipare, mi aspettavo delle proposte, anche per il settore del latte, ma non è arrivato nulla». «È stato», ha proseguito il ministro, «un incontro proficuo per stabilire delle linee d'azione per l’impiego di 1,64 miliardi di euro che abbiamo voluto fortemente destinare alla gestione delle crisi e ai settori che sono a rischio, come quello lattiero-caseario».

«Nelle prossime settimane», ha aggiunto Martina, «definiremo modalità d’intervento e un coordinamento con le regioni sugli strumenti da utilizzare per tutelare il reddito dei produttori agricoli. Quello che faremo è spingere ancora di più affinché l’offerta si aggreghi e siano rafforzati i rapporti interprofessionali. Come già detto nelle scorse settimane è necessario anche un salto di qualità nell’approccio da parte dei soggetti coinvolti e ognuno deve assumersi le proprie responsabilità. Il Governo fa la sua parte con atti precisi non certo con polemiche inutili».

L'impressione è che di fronte all'incapacità di fare alcunché di concreto, per la politica agricola italiana sia ora della resa dei conti all'ultimo sangue.

26 gennaio 2015

Per le altre esternazioni del ministro sulla situazione del latte in Italia, leggi qui