Estate bollente per tutti nella penisola, ma – a quanto pare – ancor più per titolari e dipendenti di due noti caseifici del casertano: Bellopede & Golino di Marcianise e San Maurizio di Orta di Atella, entrambi sottoposti, lunedì scorso 20 luglio, a sequestro degli stabilimenti di produzione (parziale per il primo, totale per il secondo). I provvedimenti sono stati presi a seguito delle ispezioni operate da Guardia di Finanza, Arpac e Asl provinciale.
In entrambi i casi i controlli erano tesi all'accertamento della natura, della provenienza e della regolarità della materia prima e il suo stato di conservazione, attraverso tutti gli strumenti disponibili, non ultima l'analisi delle documentazioni fiscali. In base a quanto comunicato dal Comando Provinciale di Caserta delle Fiamme Gialle, la posizione del caseificio di Orta di Atella sarebbe la più seria tra le due, per via delle "gravi violazioni alla normativa ambientale riscontrate", per "l’assenza delle necessarie autorizzazioni" – da tempo scadute – per "le condizioni e lo scarico di acque reflue" (della lavorazione, del lavaggio e dalla sanificazione dei locali), sversate direttamente in fogna, senza i necessari trattamenti preventivi. Oltre a ciò sono state riscontrate pesanti irregolarità anche dal punto di vista del personale impiegato, in quanto sei dei quattordici lavoranti trovati in azienda al momento dell'ispezione – era ancora notte – sono risultati operare in nero. Critica la posizione per i responsabili dell'azienda, denunciati a piede libero per le gravi violazioni accertate.
Meno compromessa ma comunque grave, la situazione per la Bellopede & Golino, che "in merito alla normativa ambientale" è stata trovata "al limite della tolleranza" in quanto nello stabilimento "venivano riscontrate gravi violazioni alla normativa sanitaria". Più nel dettaglio, nell'unità produttiva di Marcianise sono stati trovati "rifiuti sanitari pericolosi non regolarmente smaltiti, cagliata di provenienza estera priva di tracciabilità, scarse condizioni igienico-sanitarie all’interno dei depositi e dei locali destinati alla produzione, reagenti chimici scaduti, celle refrigeranti e materiale destinato al confezionamento del prodotto finito non protetto da polveri ed animali infesti".
Per tutto ciò è stato operato il "sequestro parziale delle strutture, per complessivi 700 metri quadrati risultati non a norma e contenenti prodotto illecitamente detenuto". Ai titolari, nonostante le gravi irregolarità è stato verbalizzato un semplice provvedimento di diffida.
Due episodi assai compromettenti per l'immagine della Mozzarella di Bufala Campana Dop, in un momento delicato della storia di questa realtà, su cui molti riflettori sono stati accesi negli ultimi tempi per via delle discutibili modifiche che si prospettano (leggi qui) per il disciplinare di produzione. È davvero un peccato dover constatare che oltre all'esistenza di una concorrenza esterna vissuta talvolta come "sleale", i peggiori nemici del sistema di questa denominazone siano al suo stesso interno. Tanto che, come afferma una nota della Guardia di Finanza, questi soggetti, con "il commercio e la produzione di prodotti insicuri e l’inosservanza delle norme ambientali danneggiano il mercato, sottraggono lavoro alle imprese che rispettano le regole e mettono in pericolo la salute pubblica, oltre che dei lavoratori, anche dei consumatori".
24 luglio 2015
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