1° agosto 2009 – Moria delle api, mais e neonicotinoidi. Sulla spinosa questione è stata presentata al Senato, il 30 luglio scorso, un’interrogazione bipartisan, ai ministri delle Politiche Agricole e Alimentari e Forestali, del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali.
Nel documento, i firmatari (i vicepresidenti della Commissione agricoltura Sanciu e Andria, i capigruppo ambiente e agricoltura del partito democratico Della Seta e Pignedoli, i senatori Leoni, Alicata, Antezza, Bertuzzi, Bruno, De Luca, Di Nardo, Fluttero, Mazzuconi, Molinari, Mongiello, Perduca, Poretti, Pertoldi, Soliani, Tedesco, Ranucci, Viceconte, Zanoletti) hanno chiesto “se le attività di ricerca avviate nel corso dell’ultimo anno abbiano dimostrato scientificamente le cause determinanti del fenomeno di moria delle api e, se sì, quali provvedimenti urgenti intendano adottare per continuare a contrastare tale fenomeno nei prossimi anni”.
Chiedono inoltre “se si intenda fornire delle informazioni sullo stato delle coltivazioni di mais in relazione alle infestazioni da diabrotica” (insetto parassita dannoso per il mais) e “quali provvedimenti si intendano adottare considerata l’ormai prossima scadenza del Decreto di sospensione dell’utilizzo di sementi di mais conciate con neurotossici e neonicotinoi”.
Le stesse domande rivolte, nei giorni scorsi, al governo da apicoltori, agricoltori e ambientalisti, affinché dica con chiarezza e tempestività come continuerà a contrastare la moria delle api e l’esito della sospensione d’uso dei neurotossici per la concia del mais. Una sospensione, dal 17 settembre 2008 al 20 settembre 2009, varata in seguito alla pesante moria che ha colpito le api in maniera crescente dalla fine degli anni 90 e, in particolare, tra il 2006 e il 2008.
“Le api hanno mandato quest’anno netti segnali di ripresa e non si sono più registrate denunce di spopolamento di alveari nelle zone del mais – dicono Unaapi (Unione nazionale associazioni apicoltori italiani), Legambiente, Slow Food, Conapi (Consorzio di Apicoltori e Produttori Biologici Italiani) e Aiab (Associazione Italiana Agricoltura Biologica). Ecco perché vogliamo sapere se, veramente, si intende imputare al mancato uso dei neonicotinoidi la diffusione della diabrotica in alcune zone a forte vocazione maidicola di Piemonte e Lombardia”.
Un danno che secondo le associazioni è legato invece principalmente al sistema monoculturale intensivo poiché in intere Regioni, dove si è fatto uso di tecniche di prevenzione e metodi alternativi, senza eccesso di sostanze chimiche, la diabrotica non crea problemi.
“E’ indispensabile a nostro avviso – proseguono le associazioni – che i servizi agricoli regionali nei comprensori infestati da diabrotica attuino piani di contenimento del parassita basati sull’effettivo divieto della monocoltura in monosuccessione. Proseguire unicamente sulla via della chimica è un approccio destinato al fallimento, che può comportare solo pesanti danni all’ambiente, alla salute e all’economia”.
Il testo dell’interrogazione parlamentare è scaricabile dal sito di Slow Food.