È un mondo di forti contrasti, si sa, quello legato alla filiera bufalina: per chi se lo fosse dimenticato o non lo avesse ancora capito, arrivano in questi giorni due notizie che puntano in direzioni opposte. Da una parte il mondo scientifico, che opera per il miglioramento genetico della specie, dall'altra gli inossidabili e soliti "furbi", la cui natura e "cultura" è e rimane così immersa nell'illecito da riuscire a nuocere all'intero comparto.
Iniziamo con la "buona" notizia. «Nel giro di tre anni» – lo si è appreso ufficialmente nel corso del Salone dell'industria casearia di Pastorano, in provincia di Caserta – «avremo i modelli pronti per la prima generazione di tori bufalini genomici, frutto di un forte impulso alla ricerca applicata. Perché il futuro della zootecnia si avrà solo con animali che producono di più, ma che allo stesso tempo mostrano una forte attenzione all’ambiente, alla sostenibilità e alla salubrità». A rivelarlo è stato il direttore tecnico dell’Aia (Associazione Italiana Allevatori) Riccardo Negrini, intervenendo venerdì scorso, 16 ottobre, alla seconda tappa del roadshow di Fieragricola, nel contesto del Salone casertano.
Un domani quindi che si prospetta all’insegna della genomica e di controlli più completi e veloci di quanto accada oggi, grazie anche alla nuova App Si@lleva, presentata nella medesima sede dal direttore dell’Arac (Associazione Regionale Allevatori Campani), Maurizio De Renzis: «Si tratta in particolare di un software per la gestione dei dati delle aziende zootecniche che facilita l’assistenza tecnica zootecnica e veterinaria e che permette sia di raccogliere informazioni su scala nazionale, che di realizzare controlli periodici, grazie ad un archivio che degli animali registra i parti, le immatricolazioni, la produzione di latte, le fecondazioni, gli ingressi e le uscite in stalla. Ma anche gli aborti, le diagnosi di gravidanza, la razione alimentare, i trattamenti sanitari e molto altro».
Il medesimo giorno però, neanche a farlo apposta, una delegazione del Movimento 5 Stelle e alcuni rappresentanti di un'associazione animalista hanno fatto irruzione in un allevamento di Altavilla Silentina. L'obiettivo dei due gruppi era quello di denunciare la mattanza degli annutoli – i giovani capi bufalini maschi – che in alcuni allevamenti verrebbero eliminati all'atto della nascita, in quanto improduttivi (la carne di bufalo pur apprezzabile, non ha incontrato i favori del mercato, ndr), per alleggerire gli alti costi di gestione delle aziende.
In seguito al "blitz", il portavoce del M5S Paolo Bernini, ha dichiarato che «abbiamo rinvenuto animali adulti in evidente condizione di malgestione, con totale assenza di cure relativamente agli zoccoli, bufale senza marchio auricolare obbligatorio, personale non idoneo e assenza di controlli sanitari». Ma non solo, visto che «mentre erano presenti giovani femmine, dei bufalini maschi nessuna traccia».
«Nell’esposto», ha proseguito Bernini, «ho richiesto il sequestro per maltrattamenti e danno ambientale. Ciò che è scandaloso è la totale assenza di idonei controlli da parte delle autorità competenti, in primis della Asl, relativamente non solo al benessere degli animali, ma anche degli importanti aspetti sanitari e del rispetto delle normative vigenti. Esistono delle realtà nel nostro Paese che vanno smascherate e denunciate. In questo sistema di collusione regna la totale assenza dello Stato e, pertanto, nessun rispetto delle leggi. A pagarne il prezzo, in questo caso, sono gli animali ma anche l’ambiente e la società tutta».
La tracciabilità? Non si intravede neanche all'orizzonte
Una situazione di grande criticità, quindi, ad aggravare la quale arrivano notizie non positive sul fronte del progetto sulla tracciabilità della filiera bufalina nazionale. Il traguardo di monitorare tutte le attività è ben lontano dall'essere raggiunto. Mancano all'appello ancora cinquecento stalle, e i buoni propositi dell'Assessorato all'Agricoltura campano, pienamente condivisi dal Mipaaf, rischiano di rimanere fini a sé stessi. Per saperne di più leggi qui l'articolo "Campania, tracciabilità della filiera bufalina in affanno" apparso di recente su Agronotizie e di cui è autore Mimmo Pelagalli.
19 ottobre 2015