Dei tre assessori agricoli del Nord Italia a non aver mandato giù il recente accordo sul prezzo del latte, sancito a Roma il 26 novembre scorso, due (il lombardo e il veneto) hanno ancora una volta rilanciato i loro commenti sopra le righe mentre il terzo (il ligure), invece e per fortuna, pare abbia deciso di intraprendere la strada del fare.
Se da un lato infatti l’assessore Gianni Fava ha riproposto giorni fa la sua mai sotterrata ascia – tuonando dal sito web del Pirellone “Riparte la guerra del latte, allevatori in trincea” – e il collega Giuseppe Pan ha usato l’omologo media del Veneto per definire l’intesa un “Regalino di Natale ai nostri produttori“, dall’altro il ligure Stefano Mai ha ritenuto più appropriato rilanciare con un’iniziativa concreta, presentando, lunedì scorso 30 novembre, la costituzione dell’Albo Regionale dei Produttori di Latte.
All’albo si dovranno registrare tutte le realtà che acquistano latte vaccino crudo direttamente dai produttori del territorio. L’obiettivo dichiarato è quello della maggiore tracciabilità, con il duplice fine di tutelare i consumatori e di valorizzare la qualità delle produzioni liguri, che ad oggi contano circa 1.200 allevatori. L’iniziativa ha ricevuto l’approvazione della Giunta Regionale e baserà il suo funzionamento sulla dichiarazione mensile di acquisto della materia prima, che andrà effettuata comunicando entro il 25 di ogni mese all’Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura) il quantitativo di latte acquistato.
«In questo modo», ha sottolineato l’assessore regionale all’Agricoltura e all’Allevamento, Stefano Mai, «sarà possibile garantire la tracciabilità sull’origine del prodotto e quindi la qualità sull’intera filiera, evitando truffe e raggiri al consumatore che penalizzano le imprese virtuose e di qualità del nostro territorio».
L’assessore Mai ha colto l’occasione per intervenire anche sul prezzo del latte e sul recente accordo raggiunto al Mipaaf tra le parti: «È ancora stato fatto troppo poco a difesa dei nostri allevatori. Anziché aprire a irrisori aumenti di prezzo al produttore, sarebbe forse meglio avviare campagne di promozione per la vendita diretta del prodotto. Queste servirebbero sia ai consumatori per essere invogliati ad acquistare un latte di qualità a chilometro zero, sia a dare ossigeno e gratificazione alle micro-imprese presenti sul territorio, che offrono un apporto enorme in termini anche di tutela delle nostre campagne e del nostro entroterra, a rischio di spopolamento».
7 dicembre 2015