Alcuni di voi, pur non cercando notizie di questa vacuità, saranno stati involontariamente raggiunti all’inizio dell’anno dalla voce di una denuncia che un’associazione animalista, l’Aida (Associazione Italiana Difesa Animali e Ambiente), ha presentato contro il critico d’arte Vittorio Sgarbi. All’origine dell’iniziativa, l’idea (invero fuori da ogni logica, ndr) secondo cui l’epiteto “capra!”, che Sgarbi spesso rivolge a chi non incontri il suo apprezzamento, potrebbe prima o poi indurre qualcuno a maltrattare qualche malcapitata capra.
Al di là della presunzione con cui lo stesso Sgarbi (ignorante lui!, ndr) sottintenderebbe una presunta stupidità delle capre, il contendere – documentato da articoli su articoli (leggi qui e qui) è andato avanti per diversi giorni, attirando l’attenzione di molte testate giornalistiche e di buona parte della gente, generalmente disponibile – specialmente durante le festività – verso le informazioni di “alleggerimento” tanto quanto lo è in quegli stessi giorni per le tombolate o il Monopoli.
Mentre ormai la notizia avrebbe potuto scivolare comodamente nell’indifferenza dei medesimi media senza che nessuno se ne accorgesse, ecco che venerdì scorso Lorenzo Croce, presidente di Aidaa, ospite della trasmissione “Pomeriggio 5” di Canale 5 ha annunciato l’intenzione di ritirare la denuncia, a patto che lo Sgarbi accetti di passare tre giorni con dei caprai dell’Ossola a vivere l’esperienza di pastore di capre per conoscere quella specie animale.
La proposta è stata accolta seduta stante dal critico, probabilmente più per il piacere di apparire che per il timore di patire una condanna. Soddisfatto, Croce ha commentato: «Sgarbi ha promesso di venire a pascolare le capre davanti a milioni di italiani, quindi non posso che dire al critico d’arte: Sgarbi, ora le capre ti aspettano al pascolo».
Agli ipocriti animalisti, che usano strumentalmente situazioni come questa per ottenere visibilità gratuita, e che per il resto dell’anno pensano a sostenere più i predatori che i predati, va il nostro invito a passarlo loro, con le capre, le pecore o – forse meglio – con i somari, un giorno al pascolo. O, meglio ancora, una notte intera, in una delle tante zone in cui imperversano i loro amici lupi.
11 gennaio 2016