Da oggi è confermato: l'Antitrust è quell'autorità che potrebbe intervenire sui comportamenti scorretti delle aziende, sanzionandole quando necessario, ma che in Italia proprio non ce la fa a farlo. Nemmeno se una parte degli attori in gioco è di fronte ad un tracollo epocale, né se migliaia di famiglie stanno per essere messe sul lastrico. Niente da fare, quindi: rimuovete eventuali dubbi sull'operato dell'industria: che non fa "cartello" (accordo fuorilegge per mantenere basso il prezzo della materia prima) e che non gioca al ribasso sul prezzo del latte. Le cose possono continuare ad andare avanti così, come se nulla fosse.
Dopo che le autorità inglese, francese e spagnola avevano ripetutamente indagato – e multato – negli ultimi anni sia le industrie che le catene della Gdo, ree di aver fatto proprio cartello, l'Antitrust italiana decise di indagare, a partire dal maggio scorso, anche su sollecitazione del ministro Martina (leggi qui). Trascorsi ora dieci mesi, e ad indagini chiuse, ecco che venerdì scorso, 11 marzo, il Garante per la Concorrenza ed il Mercato ha diramato un laconico comunicato con cui sottolinea semplicemente quanto sia "fondamentale" che, nell'ambito del processo di riorganizzazione del settore lattiero-caseario, "vengano create e riconosciute diverse organizzazioni di produttori, in grado di realizzare sia un'effettiva concentrazione dell'offerta di latte sia un accentramento di alcune funzioni e servizi aziendali". Una semplice "ricettina" per salvare il salvabile, nulla di più.
"Questa operazione", prosegue il comunicato dell'autorithy, "potrà essere di tipo logistico, organizzativo, finanziario e anche di prima trasformazione del prodotto, con l'obiettivo di "incrementare l'efficienza delle singole imprese appartenenti a ciascuna organizzazione".
Le aspettative di molti, ora profondamente deluse, derivano dall'obiettivo principale che l'indagine avrebbe dovuto avere in sé: quello di accertare il rispetto della normativa antitrust, col fine ultimo di tutelare la parte contrattuale più debole. Al centro delle indagini la necessità di accertare alcune problematiche insite nel funzionamento della filiera del latte, idonee a incidere sui meccanismi di trasmissione dei prezzi. In particolare la scarsa correlazione fra l'andamento dei prezzi al consumo, tendenzialmente in rialzo, e il prezzo alla stalla del latte crudo, sempre più basso.
Oltre a confermare questioni da tempo già assodate, prima tra tutte la scarsa competitività dei produttori italiani (con costi di produzione superiori di 5 centesimi al litro rispetto ai colleghi francesi e tedeschi), la relazione del Garante giunge a sottolineare che "dall'indagine, sotto il profilo concorrenziale, non sono emerse particolari criticità nel meccanismo di trasmissione delle oscillazioni dei costi nei settori a valle della filiera". Nessuna delle sue componenti, sottolinea la nota, "appare in grado di generare e trattenere stabilmente extra-profitti a scapito degli operatori che operano nei mercati a monte dell'approvvigionamento".
Sulla questione è intervenuto l'assessore lombardo all'agricoltura Gianni Fava, che ha ironizzato: «Siamo molto grati all'Antitrust per la serie di banalità che ha reso noto, dopo un'indagine durata diversi mesi. Francamente, avremmo fatto volentieri a meno». «Sapevamo già», ha proseguito Fava, «che le organizzazioni di produttori concentrano l'offerta di latte, senza sperperare fondi pubblici, mentre rimaniamo sorpresi che l'Antitrust, sull'unica questione cruciale per la quale era stato chiamato in causa e cioè sulla mancata tutela della parte debole nel contratto di conferimento del latte, abbia escluso che le stime sui costi medi di produzione possano essere utilizzate come un parametro di confronto automatico, al di sotto del quale il prezzo di acquisto del latte applicato dall'industria debba essere necessariamente considerato un'imposizione illecita».
«Se questo significa che l'industria di trasformazione può acquistare la materia prima al di sotto del costo sopportato dagli allevatori per produrla», ha concluso Fava, «allora prepariamoci ad assistere alla chiusura delle nostre stalle».
14 marzo 2016
Il comunicato stampa dell'Antitrust sulla situazione del settore lattiero-caseario italiano è raggiungibile cliccando qui