Parmigiano: Alai lascia. Le sirene della finanza lo chiamano altrove

   Con un anno di anticipo rispetto alla scadenza del terzo mandato e a distanza di dieci anni dal suo insediamento ai vertici del consorzio, Giuseppe Alai si è dimesso dalla presidenza dell'ente di tutela del Parmigiano Reggiano. Il consiglio di amministrazione procederà nelle prossime settimane alla nomina del successore. Le deleghe di Alai vengono temporaneamente assunte dal vicepresidente vicario Adolfo Filippini, modenese, 56 anni. Dopo la prima elezione, Alai, che ha 59 anni, fu riconfermato nell’incarico nel 2009 e nel 2013, quando iniziò il terzo mandato, che avrebbe dovuto concludersi nell’aprile del prossimo anno.

«Dopo questi intensi anni alla guida del consorzio», ha detto Alai lasciando l’incarico, «considero esauriti gli impegni primari che avevo assunto e che in tutto questo tempo ho pienamente condiviso con il consiglio di amministrazione e sulla base delle indicazioni dell’assemblea dei consorziati». «Per questo», ha poi aggiunto, «ritengo opportuno e doveroso lasciare serenamente questo incarico in una stagione lontana da qualsiasi eventuale tensione legata al rinnovo delle cariche e in una fase di evidente ripresa del mercato».

Nel consiglio di amministrazione di venerdì scorso, 18 marzo, sono stati affrontati importanti argomenti per il futuro della filiera del Parmigiano Reggiano, con interventi particolarmente urgenti anche alla luce degli scenari nazionali e internazionali della filiera del latte. A tal fine è stata convocata per il 6 aprile 2016 l’assemblea ordinaria dei consorziati che, oltre all’approvazione del bilancio 2015 del consorzio, sarà chiamata ad esprimersi sulla proposta di rinnovo del piano di regolazione dell'offerta per il triennio 2017-19. Questa tematica è stata al centro delle riunioni zonali con la base dei caseifici, nelle scorse settimane.

«La definizione del piano di regolazione dell'offerta, basato sulla conferma delle quote agli allevatori», ha esordito Filippini, «rappresenta una scelta di grande distintività della filiera del Parmigiano Reggiano rispetto alla filiera del latte bovino in Italia ed in Europa. È a partire da questo pilastro che il consorzio potrà rilanciare nei prossimi mesi l’azione per affrontare le difficoltà del mercato e cogliere le opportunità presenti per il nostro formaggio».

Tornando alle parole del presidente uscente, è opportuno sottolineare come la situazione di questo formaggio sia tutt'altro che rosea. Alai lascia in uno dei momenti di più grave flessione del mercato, con livelli produttivi eccessivamente alti e prezzi in forte flessione, che all'ingrosso si attestano di poco sopra i 7,50€ al chilo, segnando un calo netto sull'anno precedente (-7,4%) e lasciando intravedere pessime prospettive per il futuro.

Sui motivi che sono alla base delle dimissioni di Alai, le voci più attendibili che circolano da settimane alludono ad "altre" priorità professionali, prima tra tutte la necessità di doversi occupare a tempo pieno degli altri suoi molteplici interessi nel mondo della finanza, a partire dal Banco Emiliano, creatura con poco più di un anno di vita, nata dalla fusione tra la Banca Reggiana e la Banca di Cavola e Sassuolo. Il sistema bancario sta attraversando un periodo critico, soprattutto per le piccole e giovani banche, per cui – oltre le parole di rito e le mezze verità – Alai torna alle origini, sperando di riuscire a far meglio di quanto ha saputo esprimere nel mondo del formaggio.

21 marzo 2016