La ”questione latte” in Italia: dramma degli allevatori o farsa dei politici?

Qualcuno alla fine proverà a dire che almeno il ministero ci aveva provato, seppur con i soliti provvedimenti "all'italiana". Con la toppa che ripara il buco, che nel frattempo s'è fatto più grande. Ancora una volta ci aveva provato senza intervenire nella sostanza, senza correggere errori ormai stratificati da decenni, ma attingendo al denaro pubblico per dare un'aspirina al moribondo. Ci aveva provato, martedì scorso, con una misura economica da 10 milioni di euro, sufficienti ad acquistare 300mila quintali di latte in un periodo di tempo non meglio definito. Nei prossimi giorni 2 milioni per 60mila quintali, poi il resto, non si sa quando.

Soldi pubblici destinati ad acquistare latte crudo a favore dei "soliti indigenti" che già tanto utili sono stati (e saranno) per smaltire gli eccessi di Parmigiano Reggiano e Grana Padano. Soldi pubblici prelevati dal nuovo progetto di recupero degli sprechi alimentari. La decisione porterà quindi un mare di latte crudo prodotto da animali alimentati in maniera intensiva (quindi in partenza povero di nutrienti nobili) che poi sarà trasformato in latte alimentare Uht, vale a dire la versione più scadente possibile, dal punto di vista nutrizionale. "Ma chi se ne frega degli indigenti", obietterà qualcuno in qualche stanza del Palazzo: "l'importante è dimostrare che la politica si muove, che decide e fa". Cosa faccia poi è un altro paio di maniche.

Le cronache si riempiono così di belle parole, molto meno di fatti e soluzioni, con il vice-ministro Andrea Olivero che sottolinea che «il recupero degli sprechi alimentari e la loro destinazione al sostegno agli indigenti è una nostra priorità. Davanti alle immagini del latte sversato nei liquami perché non aveva acquirenti non potevamo rimanere fermi. Abbiamo fatto una proposta innovativa che è stata accolta con favore e che può diventare una pratica da ripetere. Salvare il cibo e assistere chi ne ha bisogno è un nostro dovere prima di tutto etico. Il nostro impegno in questo senso sarà sempre massimo». Altri dettagli, per chi voglia leggerne, sono nel comunicato stampa che il ministero agricolo si è pregiato di distribuire, la settimana scorsa dal proprio sito web.

Peccato però che lo spot ministeriale sia durato il tempo di tre giorni, e che le belle parole del vice-ministro siano finite presto nella polvere della peggior contesa politica. Come annunciato non più di due mesi fa dall'assessore lombardo all'agricoltura Gianni Fava, il Nord non ci sta, e così venerdì scorso, attraverso un altro comunicato stampa, stavolta diffuso dal sito web della Regione Veneto, l'assessore all'agricoltura Giuseppe Pan comunicava che non esiste "nessuna intesa tra Regioni e Governo sul fondo per gli interventi nel settore lattiero-caseario che dovrebbe ammortizzare gli effetti dello stop alle quote latte". Una scelta concertata con "il coordinamento degli assessori all’Agricoltura della Conferenza permanente Stato-regioni", che "ha rinviato la proposta di decreto del Ministero dell’Agricoltura sul fondo sollecitando il governo a formulare una proposta diversa".

"In prima fila a contestare la proposta governativa", si legge ancora nel comunicato, ci sono "l’assessore all’agricoltura del Veneto, che insieme ai colleghi di Lombardia e Piemonte ha bocciato l’idea di un “prelievo di solidarietà” tra allevatori". Cosa accadrà a questo punto è tutto da vedere.  Non improbabile un braccio di ferro tra i tre assessori del nord e la politica romana, ministro Martina in testa.

Dal dramma alla farsa
A proposito del ministro agricolo, e di un dramma (quello degli allevatori di vacche da latte, ndr) che ogni giorno qualcuno prova a trasformare in farsa, due settimane fa (la nostra redazione era chiusa per la ricorrenza del 25 aprile, ndr) proprio il ministro Martina aveva lanciato un bello "spot" a favore della Coop Italia, presso una Ipercoop del mantovano, rassicurando gli allevatori lì convenuti da quella provincia, dal cremonese e dal bresciano, che – grazie all'intervento del ministero – la Coop Italia si sarebbe impegnata a confezionare d'ora in avanti solo latte italiano nelle buste dell'Uht (leggi qui).

Una notizia come tante se ne leggono, quando la politica s'incrocia con gli interessi economici e la classe del politico si fa acqua, e in quanto tale una questione che si sarebbe sgonfiata nell'arco di poche ore è invece rimbalzata di testata in testata facendosi velenosa dalle pagine del quotidiano Libero. Qui Attilio Barbieri, con l'articolo "Lo scandalo del latte della Coop: tutta la verità su ciò che vi bevete", sembrava lanciarsi contro tutti i media italiani, ivi incluso il suo, che poche ore prima aveva titolato troppo blandamente (qui l'articolo) "Il ministro Martina a Mantova insieme a Coop per rilanciare il latte italiano". Lezione di alto giornalismo in cui i fatti vengono asfaltati con le illazioni e il passato (di certo Coop Italia ha venduto latte estero sinora, come tutte le firme della Gdo hanno fatto, ndr) diventa futuro.

In un contesto sì plateale anziché comico, il leghista Salvini – che pur di apparire fa a gara con sé stesso a dirne una più grossa dell'altra – non ha saputo resistere, e il giorno stesso, apparso in tv ospite di "Otto e mezzo" delLa 7 ne ha detta un'altra delle sue: la minaccia per il latte italiano arriverà presto sotto forma di latte in polvere, dall'India. Agli ospiti increduli, che chiedevano lumi, il povero Matteo ha replicato "conservate questa cassetta, ne riparleremo in futuro!", vale a dire (poveri i suoi fan!) dopo le elezioni.

Ancora una volta, cosa dire? Che, se la crisi del latte italiano non fosse cosa seria, ci sarebbe da ridere. E non poco.

2 maggio 2016