«Lavoriamo con Francia, Germania e Spagna per presentare una proposta operativa alla Commissione Europea. Una proposta che ci aiuti a frenare il calo del prezzo del latte». A dichiararlo alle agenzie di stampa martedì scorso, 17 maggio, è stato il Ministro Martina, che dopo un anno di attività governative operate per tentare di contrastare la crisi del settore, sposta ora l’azione sul piano di un’auspicata strategia transnazionale. Una strategia tutta ancora da inventare, nel contesto di un’Unione Europea in cui la definizione di una politica economica unitaria appare ancora un rebus irrisolto. E in cui il prezzo del latte nel mese di aprile è sceso sotto i 22 centesimi al litro (leggi qui, in francese).
«Proponiamo di finanziare le azioni di regolazione dell’offerta», ha proseguito il ministro, «intervenendo direttamente per limitare il surplus produttivo lattiero che si sta verificando». Un’attenzione particolare va «alle aziende di montagna, che meritano aiuti specifici soprattutto in un contesto come quello attuale». «Inoltre», ha aggiunto Martina, «proponiamo anche la costruzione di strumenti di medio periodo come l’Ocm latte (ben accolti dai grandi accaparratori, leggi qui), con un budget dedicato e una strategia pluriennale che aiuti il settore a organizzarsi meglio». Uno strumento che «nel settore del vino ha funzionato molto bene, contribuendo al rilancio di un comparto che ora è un modello».
Infine, ha concluso il ministro, «abbiamo ribadito l’importanza di un avanzamento sul fronte dell’etichettatura d’origine. Un’etichettatura a livello dell’Ue per i prodotti lattiero-caseari, che dia informazioni più trasparenti ai consumatori».
Quest’ultima sottolineatura riconferma – se ce ne fosse ancora bisogno – quanto l’operato governativo abbia più a cuore le priorità e le ragioni industriali che non gli interessi dei produttori rurali, dei consumatori e la salute pubblica. Insistere su un’etichettatura che mai ci dirà quel che conta – e cioè “come” il latte è prodotto, la dice lunga su quanto la strada sia ancora e sempre più in salita per chi cerchi nel cibo una fonte di nutrimento sana (e non di guai per la salute) e per gli ultimi produttori che abbiano una piena coscienza ecologica del loro fare. Le uniche prospettive sostenibili sono e saranno nelle mani di chi opererà iniziative private e personali di valore. Il messaggio che sembra arrivare è uno solo: “che i produttori di qualità reale si arrangino e i consumatori pure”.
Mentre gli aiuti economici continuano ad essere fagocitati dai grandi carrozzoni delle mega-Dop (e anche i 5 Stelle li richiedono a viva voce per la montagna) e al mondo rurale continuano – bene che vada – ad arrivare gli spiccioli, ai consumatori non resta che orientarsi con le proprie personalissime doti e fonti di un’informazione (che la grande stampa nega: leggi qui e qui) che sia alternativa e “consumerista”, in un mercato in cui nessuno strumento di garanzia garantisce certezze. Come ribadito dai sempre più frequenti scandali e misfatti, non esiste una cornice all’interno della quale poter operare in completa tranquillità i propri acquisti.
23 maggio 2016