Crolla il prezzo del latte sardo. Ad impennarsi sono le accuse

Sembrano riecheggiare oggi i proclami uditi per mesi e mesi, un anno fa, dalla Sardegna: “Sarebbe un reato vendere il latte ovino a meno di 1 euro al litro” oppure “Non bisogna vendere a meno di 1,10 euro”. I toni trionfalistici erano quelli della Coldiretti regionale, associazione di categoria altamente specializzata nel cavalcare l’onda quando le cose vanno bene, sino ad ergersi a ruolo di protagonista. E che allo stesso modo, quando l’onda si fa anomala (o ci si prepara allo tsunami) sa giocare allo scaricabarile come nessun altro.

Il prezzo del latte di pecora scende sotto i 90 centesimi? Di certezze non ce ne sono molte, vedrete, ma una cosa sarà pur certa per la Coldiretti: che la responsabilità non sarà ascrivibile a quanto fatto o non fatto dalla Coldiretti, ma ad un’Amministrazione Regionale responsabile di “aver abdicato al naturale ruolo di intermediazione che avrebbe garantito un confronto leale e paritario tra i trasformatori e i produttori”. Un vero e proprio atto d’accusa di chi ha deciso di disertare gli incontri propedeutici alla creazione di un Organismo Interprofessionale da più parti evocato (anche da Coldiretti Sardegna, sino a poche settimane fa) come cruciale per un futuro di maggiore stabilità e di garanzia per la componente più debole: quella dei pastori e degli allevatori.

Le motivazioni ufficiali che hanno indotto la Coldiretti sarda a disertare l’incontro, sono state indirizzate al Governatore Francesco Pigliaru in una lettera che sottolinea come  “in questo momento sono altre le priorità”, visto che “ai pastori i trasformatori stanno proponendo per l’annata che sta per cominciare dei contratti con dei prezzi di remunerazione del latte vergognosi e impronunziabili”. Nella loro missiva al numero uno della Giunta regionale, il presidente Battista Cualbu e il direttore Luca Saba rimarcano che “i produttori non possono essere lasciati soli dalle istituzioni, in balia di una classe di trasformatori che nega le basi fondamentali di ogni rapporto”.

Sino a qui, le premesse, che preparano il terreno all’affondo. Contro una Regione che lo scorso anno avrebbe mancato di esercitare il proprio ruolo, “quando”, continua la lettera, “sulla base di previsioni quantomeno fantomatiche, i trasformatori parlavano di una sovrapproduzione di latte di addirittura 100 milioni di litri rispetto ai 330 milioni dell’annata precedente. Produzione che invece si è fermata a 286 milioni”. “Questi dati testimoniano che la sovrapproduzione di Pecorino Romano non è imputabile ai produttori (di latte, ndr) ma all’incapacità di programmare le produzioni da parte di cooperative e industriali privati”.

La replica della Regione Sardegna non si è fatta di certo attendere, arrivata a tempo di record dall’Assessora all’Agricoltura Elisabetta Falchi, che attraverso l’Ufficio Stampa della Giunta Regionale si è detta «sorpresa dall’atteggiamento dei vertici di Coldiretti Sardegna nei confronti del percorso di riorganizzazione del comparto che la Regione sta accompagnando in questi mesi». «Il senso di responsabilità», ha proseguito la Falchi, «ci spinge a tener conto delle giuste istanze che provengono dal mondo degli allevatori ovini, in gran parte rappresentati proprio da Coldiretti, e che riguardano una maggiore trasparenza delle dinamiche produttive e commerciali del comparto».

Le incongruenze della Coldiretti
«Sorprende ancor più», ha proseguito l’assessora, «che proprio oggi, quando il Gruppo di lavoro dell’Organismo Interprofessionale ha valutato alcune iniziative che rispondono proprio all’esigenza di trasparenza dei dati produttivi, il rappresentante al tavolo di Coldiretti abbia deciso di non partecipare». «Col tavolo abbiamo concordato sull’importanza di sollecitare il Ministero affinché estenda al latte ovino il decreto del 2015 che obbliga gli acquirenti di latte bovino a comunicare entro un mese la quantità di latte conferito dai produttori. Inoltre, consapevoli che ciò non è sufficiente, il tavolo ha anche approntato gli strumenti perché, già all’atto della costituzione formale dell’OI – prevista per fine mese – gli aderenti debbano produrre anche i dati relativi alla produzioni di formaggio, distinti per tipologia. Insomma, il percorso di creazione dello strumento di verifica e trasparenza dei dati più richiesto da Coldiretti è giunto a conclusione».

E pensare che «l’Organismo Interprofessionale», sottolinea la Falchi, «era stato evocato da Coldiretti come strumento indispensabile a risolvere i problemi di trasparenza del comparto, già nell’aprile 2015. L’Assessorato ha atteso l’emanazione del decreto ministeriale che norma le OI e, appena due giorni dopo, nel mese di luglio aveva avviato il tavolo per la sua costituzione, tavolo che ha contestualmente monitorato l’andamento della campagna passata segnalando con tempismo i rischi di una eccessiva produzione di Pecorino Romano rispetto alla domanda di mercato».

Il contrattacco dell’assessora
Sentendosi chiamata in causa, l’assessora Falchi ha voluto puntualizzare anche in merito al prezzo del latte, spiegando che «stiamo lavorando affinché nella prossima campagna il prezzo si stabilizzi a livelli superiori di quelli denunciati dalla Coldiretti. Decine di anni di disorganizzazione non si risolvono in un batter d’occhio». «È curioso peraltro», ha tenuto a puntualizzare «che Coldiretti si accorga solo oggi della non trasparenza delle dinamiche della filiera, mentre già dal 2014, quando tutto sembrava andare bene, i richiami dell’Assessorato a una riorganizzazione non ricevevano alcun riscontro e si festeggiava il ritrovato dinamismo del sistema cooperativo e industriale».

«Tra l’altro», ed è qui il paradosso che la Falchi sottolinea nel comportamento di Coldiretti, «è proprio l’attacco alla cooperazione che lascia stupiti. Il sistema cooperativo governa oggi circa il 60% del latte ovino e le decisioni vengono assunte con l’approvazione dei soci, i quali per larga parte sono aderenti a Coldiretti. Insomma, Coldiretti bastona i suoi allevatori associati al sistema cooperativo, che forse ha lasciato senza il necessario supporto».

Che la responsabilità prevalga, per il bene collettivo
Quanto ai contenuti della riunione destinata a far nascere la OI, è servita ad analizzare altri elementi ritenuti fondamentali al sostegno delle criticità attuali, «la cui divulgazione è stata rimandata ai rappresentati che decideranno di prendere parte alla filiera, che poi decideranno come informare i propri associati«. «A tale proposito», ha aggiunto l’assessora, «ritengo che la richiesta di adesione di Coldiretti all’OI, presentata soltanto un mese fa, sia ancora valida e l’assenza di oggi sia dovuta soltanto a un nervosismo passeggero causato dalle difficoltà attuali».

«Il dovere della Giunta Regionale», ha concluso la Falchi, «è quello di continuare ad accompagnare il comparto lattiero-caseario nel suo percorso di riorganizzazione, senza cedere ad agitazioni o umori passeggeri. Siamo a pochi passi da un traguardo importante: il senso di responsabilità, soprattutto di chi rappresenta le persone che nelle campagne lavorano, e l’interesse collettivo per la salute del comparto dovrebbero prevalere senza alcuna esitazione. Continuare a rimuginare sul passato e perseguire una protesta fine a se stessa non è sicuramente l’atteggiamento giusto. Stiamo tutti lavorando per il futuro dell’allevamento con l’obiettivo di contenere i danni della campagna attuale e rilanciare con decisione il comparto per il prossimo futuro».

7 novembre 2016

Per approfondire sull’OI del settore lattiero-caseario sardo, clicca qui (documento di Aris Sardegna)